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Cristiano Scazzola è l'uomo in più del Piacenza. «Quello dei ragazzi è un "meritato" miracolo»

Il tecnico sui playoff e sul suo futuro in biancorosso: «Non abbiamo energie da sprecare sul domani, siamo arrivati a questo punto ragionando partita dopo partita e così dobbiamo fare fino a quando non avremo la salvezza in mano. Merito mio? Il merito è soprattutto dei giocatori e della società»

Lei ha un gran merito in tutto questo, in particolare il segreto sta nella fase difensiva che ora subisce la metà delle reti rispetto alla prima parte di stagione.
«I meriti sono da spartire. Il primo miracolo, a cui aggiungo “meritato”, è dei ragazzi. Sono andati a un ritmo pazzesco, a dir la verità in queste 15 partite abbiamo tenuto una media punti da primi tre posti in classifica Non era facile arrivare dove siamo oggi dal punto in cui si partiva. Attenzione che Piacenza non è una piazza facile, ogni volta che giochi ti porti dietro un nome molto importante. Poi c’è la società, che non ha perso la testa nel momento più difficile. Il presidente Pighi e il dg Scianò hanno sempre trovato la parola giusta per aiutare la squadra, senza contare che nel mercato sono state inserite quattro pedine importanti come Tafa, Marchi, Suljic e Cesarini, e questo l’hanno fatto guardando anche al bilancio. Oggi siamo 25 giocatori, la riduzione della rosa ha permesso di spendere qualcosa in più».

Il mercato è stato decisivo?
«Senz’altro lì è stato bravo Scianò che ha avuto delle intuizioni importanti, come ad esempio il prendere Tafa o Marchi. Dopodiché gli arrivi sono stati importanti ma non dobbiamo togliere nulla agli altri. Suljic non l’abbiamo avuto per un mese intero, Cesarini sta giocando con continuità in questa parte finale del campionato. Insomma, il grosso del lavoro l’ha fatto chi già c’era».

Anche la politica di riduzione sui giovani però ha inciso. L’indirizzo è cambiato parecchio.
«Non sono d’accordo su questo punto. Alla fine il minutaggio è uguale a prima, solamente facciamo giocare giovani di proprietà o che hanno un’età diversa e questo aumenta il contributo. Ci sono state partite in cui abbiamo finito al 90’ con sei ragazzi in campo, come ad esempio a Sesto. Poi, ripeto, non è solo una questione di quanti ne giocano ma soprattutto che età hanno e se sono di proprietà. Adesso questa regola non c’è più nelle ultime tre gare, però noi siamo una rosa che è “giovane” di suo e quindi giocheranno ancora».

E’ stato più difficile il lavoro svolto sulla testa di un gruppo che era sotto un tir dopo lo 0-2 contro il Pontedera oppure quello sulla tattica.
«Difficili entrambi in egual misura e, aggiungo, necessari. Se lavori solo sulla testa, o solo sulla tattica, non ti risollevi da una situazione del genere. Devi trovare il giusto equilibrio. Abbiamo giocato 15 partite in meno di tre mesi, nelle settimane con tre gare devi fare un certo tipo di lavoro, quando invece hai sette giorni a disposizione allora ne puoi fare un altro».

Stupito da Corbari?
«E’ un giocatore senz’altro molto interessante perché, pur essendo un centrocampista che fa le due fasi, ha un gran fiuto del gol e i numeri (8 alla sua prima stagione nei professionisti, ndr) sono lì a dimostralo. Però non parlerei solo del singolo, preferisco elogiare la squadra intera che ha capito le caratteristiche di alcuni giocatori, tra cui Corbari, ed è in grado di sviluppare un gioco capace di metterli nelle condizioni di esprimersi. Corbari non segnerebbe se dietro non ci fosse un gruppo in grado di costruirgli l’azione in un determinato modo».

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