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Marco Gatti: «Se ci ripescano in Lega Pro siamo pronti»

Sbancare Este per entrare nella finale playoff del proprio girone e poi cercare di vincere altre tre partite per arrivare alle soglie della semifinale nazionale. E' questo l'obiettivo del Piacenza e il programma che il presidente Marco Gatti ha in...

Sbancare Este per entrare nella finale playoff del proprio girone e poi cercare di vincere altre tre partite per arrivare alle soglie della semifinale nazionale. E' questo l'obiettivo del Piacenza e il programma che il presidente Marco Gatti ha in testa è ben definito. «Noi ci crediamo - dice il numero uno del club biancorosso - perché se ci ripescassero in Lega Pro attraverso i playoff saremmo prontissimi su tutti i fronti. Ovvio che tutto passa dagli spareggi».
Occhiali da sole, camicia a righe rosa e stato maggiore attorno. Così il presidente Marco Gatti si è presentato al campo di allenamento per salutare la squadra e scambiare due chiacchiere con mister De Paola. Fino a un paio di settimane fa le parti erano piuttosto distanti, oggi c'è ottimismo anche se tutti i discorsi sono rimandati al termine della stagione.

Domenica l'ultima di campionato ad Este, come valuta il girone di ritorno?
«Il tecnico e la squadra hanno svolto un ottimo lavoro. Quaranta punti sono davvero tanti, speriamo di completare l'opera vincendo ad Este così saremmo sicuri del secondo posto che ci consegnerebbe l'ingresso al terzo turno dei playoff».

Lei ha fiducia nei ripescaggi per raggiungere la Lega Pro. Perché?
«Perché ogni anno ci sono state delle squadre ripescate. Per questo motivo vogliamo fare dei playoff da protagonisti, classificandoci bene potremmo davvero puntare ad essere ripescati in terza serie. Se ci sarà la possibilità non ce la faremo sfuggire, potete starne certi. D'altronde questa era la promessa che avevo fatto a tutti i nostri tifosi nel 2012: cercare di riportare la squadra nei professionisti in tre stagioni».

Ma tutto dipende dai playoff.
«Ovvio che se facciamo come l'anno scorso ce lo possiamo scordare di essere ripescati. Dobbiamo fare bene e cercare di arrivare in semifinale. Il club ha i bilanci perfetti, lo stadio, il pubblico e il blasone».

La società sarebbe pronta per questo salto?
«Assolutamente sì. Abbiamo già stanziato un budget per affrontare la prossima stagione in Lega Pro con un piano triennale che ha come obiettivo quello di alzare l'asticella delle nostre ambizioni».

E se non accadesse?
«Saremmo pronti a ripetere una Serie D di altissimo livello, questa è la volontà di tutto il mondo che ruota attorno al Piacenza Calcio».

Con De Paola a che punto sono le trattative?
«Ci siamo incontrati di recente, la sua volontà è quella di allenare in Lega Pro e la nostra di essere ripescati, quindi le ambizioni sono le stesse. De Paola è stata una scommessa nostra, coraggiosa, perché non aveva un curriculum da vincente in Serie D e lui ha ripagato questa fiducia lavorando in modo impeccabile. Ovvio che finché non c'è la firma tutto può succedere».

La squadra?
«L'idea è quella di mantenere un buon zoccolo dell'attuale formazione, i ragazzi stanno facendo benissimo e la volontà è quella di non rivoluzionare in ogni caso la rosa attuale».

Confermato Cerri come prossimo direttore sportivo?
«La decisione verrà presa quando sapremo in che campionato giocheremo. Questo non vuol dire che siamo fermi anzi, ogni domenica abbiamo otto osservatori che seguono partite a tutti i livelli».

La Gazzetta dello Sport ha scritto che il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, aveva preso informazioni per acquisire il Piacenza: cosa è successo dopo?
«C'è stato un incontro, lui voleva acquisire dei club per trasformarli in società satellite della Sampdoria, quindi per quanto ci riguarda non c'erano i presupposti».

Novità sul fronte societario?
«Nessuna, ripeto che le nostre porte sono sempre aperte ma in concreto non ci sono novità. Al momento tutti parlano ma i soldi li tiriamo fuori io e mio fratello. Addirittura nell'ultima trattativa (con Roberto Pighi e altri imprenditori legati al Pro Piacenza, ndr) abbiamo fatto anche un passo indietro per favorire nuovi ingressi ma non c'è stata la volontà delle controparti di chiudere realmente».

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