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Il baffo, il sogno e il grande incubo. Cagni: «Nel mio Piacenza tutti erano importanti. Col Cesena la partita perfetta».

Nella nostra rubrica dei Migliori Anni del Piace non poteva mancare il comandante che ci portò in Serie A. «Nel 94’ dopo Milan-Reggiana tirai un pugno sul volante dell’auto ma poi mi telefonò l’Ingegnere». E quella volta a San Siro con Maldini, Baresi e Desailly…

datei_s-6A quasi 70 anni, che compirà il 14 giugno, Gigi Cagni può rinunciare ai celebri baffi degli anni d’oro al Piacenza ma non alla concretezza. Dalla sua casa ligure a Zoagli, a due passi da un mare che ha il colore di una favola, si è attivato per dare il proprio contributo in questo momento difficile. Fatte un paio di telefonate ai sindaci di Chiavari e Gussago, ha trovato l’hotel dove - quando ci saranno le condizioni, alla fine dell’emergenza sanitaria - saranno ospitate a sue spese per una vacanza due famiglie bisognose con bambini: un’iniziativa tangibile in un momento davvero difficile per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero.

Iniziamo proprio da qui, mister. Come vede questo periodo?

«Il primo mese di lockdown era giusto e necessario per frenare il Covid-19, ma ora rischiamo il boom della disoccupazione e l’aumento delle persone sotto la soglia di povertà. Dopo i morti per coronavirus, vogliamo quelli per fame? Non mi piacciono il sensazionalismo di certi media e i litigi tra virologi, che alimentano solo la paura, ma a mio avviso ora bisogna iniziare a immaginare qualcosa di diverso».

Cosa auspica?

«Abbiamo stabilito che per lavorare in sicurezza occorrono dispositivi di protezione individuale, rispetto delle distanze e lavarsi spesso le mani, come mi hanno insegnato fin da bambino, e sono già operative tante aziende, come quelle della filiera alimentare, perciò – con le dovute precauzioni – cos’altro serve sapere per ripartire da maggio? Ma c’è un altro aspetto che mi fa pensare…».

Quale?

«In Germania hanno molti meno decessi che in Italia, e non è fortuna. Da subito hanno protetto adeguatamente i medici, e avevano più posti letto in terapia intensiva, alla cui assenza si deve invece la maggior parte delle morti in Italia. E’ l’effetto dei gravi errori commessi da tanti nostri politici negli ultimi vent’anni, della mancanza di meritocrazia».

migliori anni Piacenza Gigi Cagni 2-2-2

Ripartire: può farlo anche il calcio?

«Secondo me sì. Per un atleta di alto livello possono essere sufficienti 15 giorni di preparazione, come in un ritiro estivo, per riacquistare un buono stato di forma. Poi si facciano i tamponi e gli esami necessari, ci mancherebbe altro, ma si torni a giocare. Anche se a porte chiuse, ritrovare il calcio aiuterebbe anche tanti italiani che sono o saranno costretti a restare in casa».

Dal futuro da costruire al passato che ci fa ancora battere forte il cuore: facciamo un salto indietro di 30 anni?

«Sempre volentieri, quando si parla di Piacenza. L’ottimo campionato in C2 con la Centese (concluso al quarto posto, ndr) mi fece arrivare un paio di ghiotte offerte dalla serie B, ma poi mi telefonò il mio conterraneo Gianpietro Marchetti (storico diesse biancorosso, ndr) che mi disse “Ti voglio a Piacenza, hai 24 ore”. Chiamai un caro amico procuratore, che mi tolse ogni dubbio: “Hanno programmi seri e un presidente eccezionale”. Il giorno dopo accettai. Per definire l’accordo ci trovammo in una trattoria sperduta io, Marchetti e il vicepresidente Mario Quartini che, dopo poche parole tra noi, suggellò il tutto in dialetto dicendo al diesse “E’ il nostro uomo”».

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