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I tifosi del Piacenza meritano più rispetto

Ci risiamo: trasferta vietata ai tifosi piacentini. O meglio: vendita dei biglietti per la partita MapelloBonate-Piacenza del 16 febbraio consentita solo ai residenti in provincia di Bergamo. Il risultato comunque non cambia. La decisione della...

Ci risiamo: trasferta vietata ai tifosi piacentini. O meglio: vendita dei biglietti per la partita MapelloBonate-Piacenza del 16 febbraio consentita solo ai residenti in provincia di Bergamo. Il risultato comunque non cambia. La decisione della questura di Bergamo (leggi qui), presa insieme all'Osservatorio per le Manifestazione Sportive, è arrivata come un fulmine a ciel sereno, tuttavia occorre precisare alcuni punti per evitare il diffondersi di un'idea sbagliata, cioè che i tifosi piacentini siano"barbari" di cui avere paura.

Le motivazioni di questa decisione non saranno dichiarate dagli organi competenti, in questi casi si tende ad archiviare tutto sotto la calda e protettiva coperta del «motivi di ordine pubblico» anche se, questa volta, si rende necessaria una spiegazione per difendere i nostri tifosi. Partiamo dal presupposto che non c'è una motivazione concreta e oggettiva per arrivare a una tale decisione: i tifosi del Piacenza in stagione sono già stati puniti per alcuni comportamenti, come gli ululati nella partita contro l'Inveruno che portarono a un'ammonizione della Lega e poi, nella trasferta di Seriate di inizio dicembre, un fumogeno gettato sul terreno da gioco portò alla conseguente partita a porte chiuse contro la Castellana. Dati oggettivi su cui si può discutere dell'entità della pena, ma rimangono comunque dati di fatto e per questo il club e i suoi tifosi hanno pagato. L'anno scorso una bomba carta portò al divieto di trasferta per Crociati Noceto-Piacenza, altra sanzione presa come conseguenza per aver violato una regola (ieri ne sono state "sganciate" almeno cinque sulla testa dei tifosi romanisti in Napoli-Roma, nessuno ha sentito nulla?).

Questa volta però la questione è profondamente diversa e lascia un retrogusto di ingiustizia che, con una semplice decisione su una normalissima partita tra dilettanti (perché di questo si tratta in Serie D), mostra tutta l'inadeguatezza e le contraddizioni di questo Paese. Nella passate partite i tifosi del Piacenza non hanno commesso alcuna infrazione, tanto che nell'ultimo comunicato della Lega non ci sono né sanzioni né penalizzazioni. E allora perché questa decisione del Questore di Bergamo? Semplice: perché domenica c'è Atalanta-Parma e siccome il Piacenza è seguito in trasferta da almeno duecento persone (se non di più) va da se che nella città orobica abbiano voluto fare semplicemente della prevenzione evitando di riunire in pochi chilometri tre tifoserie importanti. Da un lato è comprensibile questa voglia di evitare all'origine qualunque tipo di problematica, ma è profondamente ingiusta perché chi non segue le vicende quotidiane del Piacenza Calcio, e legge "trasferta vietata" la prima cosa che pensa è che i tifosi biancorossi abbiamo fatto qualcosa. E invece no, non hanno fatto nulla e sono tutti privati, indistintamente, della libertà di assistere alla partita. Inoltre si potrebbe obiettare: perché allora non hanno scelto di vietare la trasferta ai tifosi del Parma? Qual è il dato di fatto che ha messo alla sbarra i piacentini?

Ora non toccheremo il delicato tasto della "prevenzione" arma efficace ma che presenta parecchi lati oscuri. Ci limiteremo a una piccola considerazione. La Pro Sesto, ad esempio, che gioca nel stesso campionato del Piacenza, spesso e volentieri anticipa le proprie partite casalinghe al sabato pomeriggio. Lo fa quando alla domenica ci sono in calendario i match di Inter o Milan allo stadio Meazza, ed è una scelta volta appunto a non congestionare eccessivamente una specifica zona di Milano. Una soluzione semplice che si sarebbe potuta tranquillamente adattare al caso di MapelloBonato-Piacenza, farlo ora è troppo tardi perché per anticipare una partita la regola vuole che la richiesta sia inoltrata alla Lega di competenza entro il martedì della settimana precedente alla partita (in questo caso il 4 febbraio). Era sufficiente guardare i calendari delle partite, invece no: si è scelto improvvisamente di circoscrivere la vendita dei biglietti ai soli residenti nella provincia di Bergamo, costringendo i tifosi piacentini a disdire al giovedì i pullman prenotati, i ristoranti e penalizzando tutto quel piccolo ma significativo indotto economico che il nostro pubblico alimenta durante le loro trasferte.

Soprattutto si è creato uno spiacevole equivoco che è necessario chiarire: la trasferta è vietata ai piacentini non perché abbiano fatto qualcosa in particolare, ma solamente perché non si è pensato per tempo di anticipare la partita, e si correva dunque il rischio di avere tre tifoserie in una manciata di chilometri. Questo è il motivo reale. Non c'è un problema di «ordine di pubblico» tra Piacenza e i cittadini di Mapello, figuriamoci, c'è altresì un problema di ordine pubblico nell'avere vicino tre tifoserie, ma era sufficiente - come detto - anticipare o posticipare la partita dei biancorossi. E infine: perché non è stato preso lo stesso provvedimento per Legnago-Piacenza, quando a una manciata di chilometri si giocava Verona-Roma?

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