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Martedì, 16 Aprile 2024
Piacenza Calcio

«Era mio padre». Gian Nicola Pinotti raccontato dai figli Davide ed Elia

Il rapporto fraterno con Gigi Cagni - «c’è poco da dire, semplicemente si sono trovati» - quello con Papais - «ci giocava a bocce e andavano a pesca e a caccia insieme» e con Filippo Inzaghi. «Voleva bene a Pippo e lui l’aveva capito». Ricordiamo con i figli di Pinotti un personaggio irripetibile della storia biancorossa

Portieri: gente originale e molto particolare.
«Si dice siano un po’ estroversi ed è vero ma nella sua “pazzia” ha lasciato un bel ricordo a tutti. Sai cosa?».

No.
«Ti diceva in faccia le cose positive e quelle negative».

Lui e Gigi Cagni: ci sarebbe da scrivere un libro.
«Lui ha capito il carattere di Gigi e viceversa. Mi piace dire questa cosa: sono stati fondamentali l’uno per l’altro. Cagni ha ottenuto un grande aiuto da mio padre e mio padre ha fatto questo percorso grazie a Cagni. Si sono trovati alla perfezione».

Raro.
«Si sono incontrate due persone intelligenti. Guarda che spesso avevano da dire, i primi tempi non furono semplici. Però, ti devo dire, dopo le scontro di opinioni c’era sempre la ricerca di un punto in comune. Solo le persone intelligenti lo fanno. Mio padre è sempre stato molto bravo a capire il momento in cui doveva stare dalla parte dei giocatori e quando doveva appoggiare il mister».

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Infatti gli è riconosciuto un ruolo fondamentale nel rapporto con lo spogliatoio.
«Se un giocatore diceva “ehi Pino voglio parlare col mister” lui gli rispondeva “ok vai pure” oppure “no lascia stare è meglio tra un paio di giorni”. Questo era».

Però?
«Serve molta intelligenza anche da parte dello spogliatoio per accettare una cosa del genere. Potevi trovare quello che ti diceva “no, io ci vado lo stesso”. Non è successo. Vuol dire che c’era grande intelligenza in quello spogliatoio, non a caso si dice fosse più unico che raro».

Che portiere era?
«Non altissimo, diverso da quelli di oggi, forte e bravo nelle uscite. Lo riportò a Piacenza Caje Cella per metterlo ad allenare alla Primavera. Poi metà stagione con Rumignani e l’avventura con Cagni. Lo ha seguito per 15 anni».

Chi gli piacerebbe oggi?
«Sicuramente con Donnarumma avrebbe lavorato volentieri. Ma diciamo pure che i portieri che ha allenato erano tutti figli suoi, gli voleva davvero bene».

I migliori anni Pinotti 6-2

Lui e Cagni, 15 anni insieme. Come può succedere?
«Si sono trovati, come ho detto prima. Mio padre non ha mai pensato nemmeno per un minuto di non seguirlo. O con Cagni o con nessuno. Fino a Catanzaro. Lì però i problemi di salute iniziavano ad affacciarsi e decise di mollare. Mio padre non è mai andato contro Gigi, diceva “Fai tu, decidi tu” però dava consigli ed erano ascoltati. Pensa che quando erano alla Samp e Cagni fu esonerato gli disse “ehi Pino tu rimani qui e finisci la stagione, hai un contratto”. Addirittura a Verona mio padre venne via con Cagni e fu proprio Gigi a dirgli “ti saldo io quello che rimane”. Pensa che rapporto c’era tra i due».

Fratelli.
«Tra l’altro a Verona abitavano insieme. Secondo me erano come Raimondo Vianello e Sandra Mondaini».

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