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De Paola: «E' il Piacenza che voglio vedere»

Una giornata memorabile. Ad Abano ha funzionato tutto: difesa, attacco e collettivo. Dopo l’esordio in chiaroscuro di domenica scorsa, De Paola ha preparato la gara in terra veneta con grande cura, riscoprendo giocatori come...



Una giornata memorabile. Ad Abano ha funzionato tutto: difesa, attacco e collettivo. Dopo l’esordio in chiaroscuro di domenica scorsa, De Paola ha preparato la gara in terra veneta con grande cura, riscoprendo giocatori come Girometta e Corso che fino a questo momento erano stati poco impiegati. Tant’è che da quando il Piacenza dei fratelli Gatti gioca in serie D, mai una vittoria in trasferta aveva avuto contorni tanto netti. Inevitabile, quindi, che mister Luciano De Paola commenti la prestazione dei suoi con toni entusiastici nel post-gara.

LE PAROLE DEL MISTER - «Siamo stati corti e abbiamo aggredito l’avversario non concedendogli nulla – commenta un raggiante Luciano De Paola a fine gara – siamo davvero molto felici di quello che siamo riusciti a mettere in campo». Mancava Mauri, ma il centrocampo biancorosso ha funzionato alla grande anche senza il suo fiore all’occhiello. «Mauri per noi è un giocatore imprescindibile – precisa il tecnico – ma voglio dare il giusto merito a tutti e dico che Tarantino, Corso e Saber hanno fatto molto bene». Erano ancora vivi nella memoria i 90’ minuti di noia e sbadigli di sette giorni fa contro il Bellaria, di certo non ci si aspettava una tale rivoluzione in così poco tempo. «Quando sono arrivato a Piacenza ho cercato di cambiare il modo di pensare – spiega De Paola – e ho spiegato ai ragazzi che in tutte le categorie, non solo in serie D, per vincere è fondamentale una buona fase difensiva. Per cui in settimana ho ancora incentrato il lavoro per un paio di giorni sulla fase difensiva, quindi ho provato a dare un po’ più di qualità all’attacco. Più di tutto, comunque, ho lavorato tanto sull’aspetto mentale: giocatori come Lisi, Volpe, Bertazzoli, Girometta e Tiboni giocano bene quando capiscono di essere forti, quindi oltre alla tattica ho dovuto rinforzare queste loro convinzioni».
Marcello Astorri

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