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Sabato, 20 Aprile 2024
Piacenza Calcio

Costi alle stelle e introiti azzerati. Scianò: «Chiudere il bilancio sarà un miracolo». Viaggio nei conti del Piacenza

Protocollo, stadi chiusi e sponsor hanno aperto delle forbici che lasciano i bilanci in sospeso. «Solo per tamponi, test e sanificazioni spendiamo dalle 200 alle 300mila euro. E' impossibile quantificare oggi le perdite perché ci sono troppe incertezze»

Il Covid non ha solo cambiato la nostra quotidianità, ha cambiato radicalmente anche gran parte dello sport e la vita delle società di calcio, in particolare quelle più piccole, come il Piacenza. Già la Serie C è sempre stata definita come un «bagno di sangue» con costi elevatissimi dovuti al professionismo dei contratti e introiti ridottissimi a causa della scarsa importanza di un campionato che non attrae il pubblico e di conseguenza i capitali. Ora è ancora peggio.
La pandemia ha accelerato questo vortice, urgono soluzioni che vanno dalla riforma dei campionati - che da sola non risolve nulla visto che in 15 anni il format è cambiato diverse volte senza mai ottenere risultati di rilievo - alla ben più importante revisione della Legge Melandri sulla ripartizione dei diritti televisivi.
A oggi le 59 società di Serie C (la Juventus U23 non vi partecipa) si suddividono il 2% del totale, circa 25 milioni di euro. «L’obiettivo è portare la quota al 6% - spiega il dg biancorosso, Marco Scianò - che equivale a circa 1.5-2 milioni di euro per ogni società e così la categoria diventerebbe più sostenibile».
La Gazzetta dello Sport in un servizio in edicola nei giorni scorsi ha evidenziato una perdita secca di 1.6 milioni di euro a società, in totale mancheranno 22 milioni dagli incassi degli stadi con una media di oltre 300mila euro in meno a società (a seconda del volume di pubblico) mentre il crollo delle sponsorizzazioni costa in media 200mila euro a club. E sono numeri che valgono anche per il Piacenza.
«Sì, chiudere la stagione 2020/2021 sarà un vero e proprio miracolo ma ancora più difficile sarà iscriversi alla successiva, la 2021/2022, le perdite di quest’anno avranno un riflesso pesante sul futuro ed è il motivo per il quale sarebbe opportuno poterle spalmare negli anni».

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“RICATTO” UNDER & FANTASIA
Con Scianò scendiamo lungo un sentiero ripido che inquadra bene cosa voglia dire fare calcio oggi in una Serie C non sostenibile. Quello degli “under” è diventato quasi un ricatto essendo l’unico punto davvero consistente alla voce “ricavi” . Di quei 25 milioni da spartire tra le 59 società il 60% si ottiene attraverso il minutaggio dei giovani, in pratica facendoli giocare sempre. Si parte dai ’99 con cui si incassa poco - perché troppo poco giovani - mentre la fetta più consistente arriva schierando i ragazzi dal 2000 in su. E se ne devono avere in campo (sempre) almeno 5. Il restante 40% di quei 25 milioni, invece, viene ripartito a pioggia secondo una rendicontazione delle spese.
«In pratica la forbice che si prende schierando i giovani - prosegue il dg biancorosso - può essere compresa tra un minimo di 300mila euro e un tetto massimo di 1 milione ma a questa cifra nessuno, o quasi, è in grado di arrivarci perché devi avere solo giovani di cui molti del proprio settore giovanile, noi ad esempio non ci arriviamo e ci attestiamo un po’ sotto. Il problema è che fatti 100 i costi, la cifra che mediamente si incassa copre solamente il 40% del budget di una società come la nostra (circa 2 milioni e 200mila euro) e rimane fuori il restante 60% che va coperto con altre voci».
Da qui la fantasia, perché in effetti andare a coprire quel 60% cercando di vendere un prodotto nemmeno tanto appetibile al grande pubblico diventa davvero difficile, senza contare che è promosso anche male. Le evidenti difficoltà della tv online Eleven Sport a trasmettere le gare con una singola telecamera sono lì a testimoniarlo.

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