Coraggio Piacenza: la corsa salvezza è ancora possibile! Motivazioni, "garra" e i senatori: da qui deve partire la riscossa
I biancorossi sono ultimi e sembrano essersi arresi, però con 27 punti a disposizione e lo scontro diretto a Trieste ancora tutto è possibile, a patto che società, dirigenti, tifosi e soprattutto giocatori riprendano a marciare a ranghi compatti. Aggrappiamoci a capitan Cesarini, Suljic, Nava e Cosenza
Nulla è perduto con 27 punti a disposizione, a patto che il Piacenza cambi nettamente registro e atteggiamento perché così si va solo in una direzione: la retrocessione diretta in Serie D.
La sconfitta pesantissima (e disarmante per arrendevolezza) contro il Trento ha segnato un punto che ha solo due alternative: o risollevarsi per riprendere una corsa ai playout ancora ampiamente fattibile, oppure tirare i remi in barca e rendere questo finale di stagione una vera agonia per tutto l’ambiente biancorosso.
L’arrivo di Abbate in panchina non ha dato alcuna scossa, tuttavia il tecnico è senza dubbio l’unico incolpevole essendo alla guida della squadra da una sola settimana, la reazione va ricercata in uno spogliatoio che appare sempre di più a pezzi da un punto di vista delle motivazioni e da una dirigenza che deve essere in grado di dare gli stimoli giusti.
Emblematici sono i gol subiti a Renate o anche il primo preso domenica scorsa, con la difesa totalmente disconnessa sui movimenti, oppure le incredibili occasioni sbagliate da Plescia prima e da Palazzolo nel finale che, sicuramente, non avrebbero influito sul risultato finale ma sbagliare giocate così ha tanto il sapore della resa incondizionata.
Eppure è la stessa classifica a venire in supporto del Piacenza, perché la Triestina in fondo è solo a due punti di distanza (e c’è ancora lo scontro diretto da giocare, il 2 aprile, sebbene sia a Trieste), ma più in generale le “fuggitive” dei playout sono a +10 quindi è sufficiente recuperare una vittoria per assicurarsi gli spareggi. Insomma la barca sta affondando - e dare le patenti di colpe è un giochetto da bar online, a furia di rivoluzionare i nodi vengono al pettine e le colpe sono da spartire equamente negli ultimi 20 anni - però c’è ancora margine per giocarsi alcune carte a patto, come detto, che i senatori dello spogliatoio riescano a serrare i ranghi perché Abbate i miracoli non li può fare, deve essere supportato dalla dirigenza e il silenzio stampa che dura da ormai una decina di giorni non risolve nulla. Occorre marciare a ranghi compatti, non in ordine sparso.
Il problema del Piacenza non è più legato a moduli o alle scelte degli interpreti, è una questione innanzitutto atletica (la poca reattività nell’uno contro uno è al centro del discorso) e sullo stesso piano è anche motivazionale. Se questa rosa non vuole essere quella della “retrocessione” nel trentennale dalla prima promozione in A e se non vuole essere quella che “ha gettato via” dieci anni di lavoro serve un po’ di amor proprio, da parte di tutti: perché la corsa salvezza è ancora in piedi. Però ci devono credere tutti.