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Max Pesenti è il Re Mida del Pro Piacenza: «Ma il vero valore è il collettivo»

L'attaccante dei rossoneri, con la doppietta all'Arezzo, sale a quota 12 reti. «Dopo Renate ho pensato molto e mi sono detto che dovevo cambiare: stare zitto e lavorare, ma in campo adoro lottare su ogni pallone»

Max Pesenti non è il classico centravanti moderno, perfetto nelle sponde, abile nel mandare in porta i compagni e dotatissimo tecnicamente: non è un bomber da salotto. L’attaccante rossonero ha piuttosto le sembianze del numero 9 maturato in strada, abituato a domare ogni tipo di pallone, anche il più sporco, bombardando il portiere avversario da ogni posizione; perché quelli come lui sentono la porta ancora prima di vederla. E’ un cannoniere vecchio stile - «le “pesentate” mi sono costate parecchio in carriera, ma dopo le tre giornate prese a Renate mi son detto che era ora di svoltare, non potevo più andare avanti così» - a cui piace il gioco duro, la lotta. «Quello sempre, amo fare la guerra su ogni pallone e fare a sportellate, è il mio modo di giocare senza lasciare un centimetro di campo». Il Pesenti 2.0, quello rinato dopo Renate, sta trascinando il Pro Piacenza a suon di gol: «Peccato, contro l’Arezzo potevo farne tre». Doppietta, rigore sbagliato e poi? «Ho avuto una bella occasione, ci sono andato su a botta sicura ma non è entrata». Riavvolgiamo il nastro.

La trasformazione del Pro Piacenza a cosa è dovuta?
«Diversi fattori. Innanzitutto il cambio di modulo passare dal 3-5-2 al 4-4-2 ci ha aiutato parecchio. Poi c’è stata una svolta mentale: nello spogliatoio ci siamo detti che avanti di quel passo rischiavamo di non salvarci. Abbiamo maturato la consapevolezza di poter cambiare il nostro percorso giocando con maggior cattiveria».

Dodici reti: è la sua migliore stagione?
«Dodici reti ma potevano essere anche di più. Non credo sia la mia migliore, all’Albinoleffe ne avevo fatti 13 ma poi me ne hanno assegnati 11, a me tolgono sempre dei gol - aggiunge ridendo».

Rimane comunque la prova che sta vivendo un ottimo periodo di forma.
«Vero, ma è altrettanto corretto dire che, se segno, è perché sono bravi i miei compagni di squadra a mettermi in quelle condizioni. Non segno da solo, ma andiamo in rete tutti insieme, chiaro che ora col cambio tattico tutto risulta più facile».

Quanto vi ha aiutato il mercato?
«Questa è stata un’altra condizione determinante: giocatori come Belotti, Barba e Bianco ci hanno aiutato a trovare la quadratura».

Come si trova con Musetti?
«Riccardo è un attaccante particolare, di grande esperienza e intelligenza tattica. Gli piace giocare in profondità ma, allo stesso tempo, lavora bene spalle alla porta. Gioca per la squadra ed è importante avere uno così al mio fianco».

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