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Ma la Lega Pro sa che in Pianura Padana c'è la nebbia?

In Pianura Padana gira così: quando c’è nebbia, c’è nebbia sul serio. Tanto che a volte azzeccare l’uscita giusta della rotonda richiede almeno un giro a vuoto se non si conosce bene la rotta. I fendinebbia? Servono, certo. Ma non sono abbastanza...

In Pianura Padana gira così: quando c’è nebbia, c’è nebbia sul serio. Tanto che a volte azzeccare l’uscita giusta della rotonda richiede almeno un giro a vuoto se non si conosce bene la rotta. I fendinebbia? Servono, certo. Ma non sono abbastanza.
Proprio come i riflettori dello stadio Garilli in una serata di fine ottobre.
La meterologia del resto offre poche, granitiche certezze: il temporale in alta quota che può sconvolgere anche la giornata più serena d’estate ed il «nebbione» nella Bassa Padana a cavallo tra l’inizio dell’autunno e l’inverno. Certezze che evidentemente sfuggono alla comprensione di chi, in Lega, traccia i calendari della Lega Pro.
Pro Piacenza-Lucchese di ieri ha avuto ben poco di romantico. Le lancette spostate all’indietro per il ritorno all’ora solare hanno reso la situazione ancora più surreale. Buio e quella nebbia che sale e scende sul campo di gioco.
Nella spoglia tribuna del Garilli c’era da perdere qualche decimo per seguire la traiettoria del pallone. E che dire della sagoma del portiere Fumagalli: bianco su sfondo grigio. Il peggior accostamento cromatico possibile per i pochi, coraggiosi, spettatori. Che quasi non riuscivano a scorgere il rettilineo distante soltanto una sessantina di metri.
Siamo soltanto ad inizio autunno. La nebbia – quella vera che fa esclamare anche all’automobilista più rodato un «non si vede niente» – non è ancora arrivata. Ma di certo non mancherà nel cielo della città. Non mancheranno nemmeno i posticipi serali per Piacenza e Pro: per il prossimo trimestre infatti il calendario recita partite alla domenica con l’alternanza del fischio di inizio tra le 16:30 e le 20:30.
Venti e trenta. Notte inoltrata in inverno. Con quelle giornate che si fanno sempre più brevi e quella nebbia che non manca pressoché mai in questa zona d’Italia. Non c’è nulla di romantico in tutto questo. Nessuna partita memorabile da raccontare come quel derby tra Hibernian e Hearts del 1940 dove il radiocronista della BBC Bob Kingsley dovette ingegnarsi per raccontare le trame di gioco di due squadre di cui si vedevano giusto le ali. Nessuna gioia di andare allo stadio ad assistere a partite dove il pallone si perde e riappare all’improvviso quando meno ce lo si aspetta.
In Lega forse si dovrebbe accendere l’attenzione sul problema piuttosto che raccogliere statistiche sempre più penose sul dato degli spettatori. Perché azzeccare la soluzione al primo colpo non è certo impresa facile, ma il perseverare in scelte assurde richiede uno sforzo ancora maggiore. Proprio come quello dei riflettori del Garilli.
Nicolò Premoli

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