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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Bini sfida il Piace: «Noi del Pro giovani e affamati»

In un tempo nel quale le bandiere vanno sparendo e i calciatori cambiano maglia di continuo, c’è un difensore di una piccola realtà che è giunto alla sua terza stagione con la stessa casacca. Il suo nome è Francesco Bini ed è il capitano del Pro...

In un tempo nel quale le bandiere vanno sparendo e i calciatori cambiano maglia di continuo, c’è un difensore di una piccola realtà che è giunto alla sua terza stagione con la stessa casacca. Il suo nome è Francesco Bini ed è il capitano del Pro Piacenza. Nato a Empoli nel 1989, Bini è cresciuto nelle giovanili del Piacenza, squadra con la quale ha esordito in serie B, collezionando poi 36 presenze nel campionato cadetto. Poi il trasferimento alla Cremonese, quindi alla Reggina prima di tornare al Piacenza nell’anno funesto del fallimento. Dopo le esperienze di Treviso e Mantova in Lega Pro, ecco l’inizio della felice parentesi in rossonero. La sfida di sabato per lui non sarà una gara come tutte le altre: «Sarà un confronto molto bello - ci ha raccontato - al quale tengo in modo particolare perché sono un ex biancorosso e conosco bene giocatori e mister del Piacenza».

Parliamo prima del sorteggio dei calendari. Alla prima incontrerete l’Alessandria, sensazioni?
«Speravo di affrontare per prima un’altra squadra in lotta per non retrocedere. Sappiamo che partire bene è importante, ma d’altronde le squadre vanno affrontate tutte: noi cercheremo di farlo con la nostra idea di gioco, cercando di fare subito i primi punti».

Il girone a livello tecnico è più abbordabile rispetto agli altri. Anche se le dirigenze sono scontente per i tanti costi e i mancati incassi…
«E’ innegabile, a livello tecnico siamo di fronte a un girone di livello medio. Scorrendo il raggruppamento vedo tante realtà che nel recente passato hanno lottato per la salvezza. Certo, nel girone B avremmo affrontato sfide memorabili, nella cornice di stadi importanti, ma nell’A ci sono più squadre abbordabili. D’altro canto posso capire le società, ormai ci eravamo abituati a trasferte corte, fermo restando che fino a quattro, cinque anni fa si viaggiava per l’Italia da nord a sud».

E il Pro Piacenza? Quali sono le prime impressioni dopo tre settimane di lavoro?
«Rispetto all’anno scorso abbiamo meno esperienza, sono arrivati molti giovani che in queste prime settimane mi sono sembrati affamati, vogliosi di fare bene. Con noi vecchietti l’approccio è stato buono e vedo che rispettano alla lettera le direttive del mister. Ora vedremo come si comporteranno quando ci saranno le prime difficoltà e il gioco si farà duro, in quei momenti starà ai più esperti farli rimanere tranquilli».

Come si trova con Fulvio Pea?
«Bene, è un uomo di grande esperienza. Differenze con Viali? Ha un’interpretazione diversa della fase difensiva, Pea preferisce l’aggressività, il pressing alto e la marcatura stretta, quasi a uomo. Mentre Viali impostava il reparto per una difesa a zona ed era più attendista».

Sabato affrontate il Piacenza, vostra avversaria nel girone A. Crede che le due squadre piacentine possano ambire a qualcosa di più di una semplice salvezza?
«Entrambe lotteranno per la salvezza, almeno sulla carta. Magari una delle due potrebbe essere la sorpresa del girone. Noi del Pro siamo contenti di essere ancora qui a giocarci la terza salvezza, mentre per il Piacenza, credo possa andare bene un anno di assestamento per poi alzare le mire negli anni a venire».

Che partita sarà?
«Molto bella. Affronteremo una buona squadra, costruita con criterio. Per noi sarà la prima partita ufficiale e ci teniamo a ben figurare, io peraltro sono un ex biancorosso e la sento in modo particolare».

Ha visto la gara dei biancorossi contro il Parma?
«Ho visto una parte di primo tempo. Mi è sembrato il solito Piacenza di sempre, grintoso e capace di giocare la palla con personalità. A essere sincero ho visto peggio il Parma, la differenza è stata fatta dai loro attaccanti. Quando disponi di giocatori così, questi possono inventarti la giocata decisiva in qualsiasi momento».
Marcello Astorri

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