rotate-mobile
Dilettanti

Mister Mazza sfonda quota 1000: «Zeman, Sacchi e quando giocai con cinque punte»

Dal 1989 a oggi, tante sono le panchine di uno dei tecnici più conosciuti e stimati del calcio dilettantistico piacentino

E’ meglio vincere o giocare bene?

«Oggi è meglio vincere, perché le società non ti danno più l’opportunità di lavorare nel medio periodo. Per fortuna a Codogno ho trovato l’eccezione, Pellini è un presidente con la P maiuscola e ci lascia tranquilli anche in un torneo difficilissimo come l’Eccellenza».

Ti ricordi quante giornate di qualifica hai sommato?

«La mia carriera è costellata anche da squalifiche, ma non dimentichiamo che ho allenato per mille partite, il numero complessivo si alza per quello. Però voglio dire una cosa: chi mi critica perché a volte mi faccio espellere è lo stesso che poi dalle mie squadre viene sconfitto spesso. In generale penso che molte espulsioni siano state esagerate e comunque se non ho problemi a trovare una panchina da quando ho 28 anni, e ora ne ho quasi 60, un motivo ci sarà».

Come è cambiato il calcio dal 1989 a oggi?

«Adesso ci sono ragazzi del 2000 e del 2001 che hanno il procuratore. Una cosa assurda e vergognosa. Ci sono giocatori che meritano e altri che non meritano, l’unica differenza deve essere questa. E poi adesso ci si allena tre volte alla settimana, anni fa eravamo sempre con il pallone fra i piedi e tecnicamente questo ci consentiva di essere molto più preparati, sapevamo fare uno stop e un controllo adeguato. Senza dimenticare che quando ho iniziato i giocatori ascoltavano, andavano in campo e sapevano come muoversi, adesso stanno tantissimo tempo sui social e con il cellulare in mano».

Il prossimo obiettivo che ti sei posto?

«Salvare il Codogno. Perché se lo meritano il presidente e più in generale una società impeccabile. Da anni non lavoravo in una realtà simile, che mi ricorda la Fidentina e il Bettola di Cecco Bianchi, un altro galantuomo».

Se non avessi fatto l’allenatore?

«Sarei stato un viaggiatore. Ho visto tanti posti, è la mia seconda passione dopo il calcio. Mi piace tantissimo vedere cosa c’è oltre la nostra bellissima Piacenza».

A chi devi dire il grazie più grande?

«A un medico che mi ha salvato la vita, il dottor Scoditti di Parma. In estate ho avuto un ictus e pensavo di dover smettere di allenare. Invece sono stato male il 17 luglio e il 5 agosto ero in campo a iniziare la preparazione con il Codogno, grazie a lui. Poi a mia moglie Adriana, che mi supporta quotidianamente, a tutta la mia famiglia e al mio grande amico Stefano Galli, dirigente impareggiabile e persona che ha sempre creduto in me».

Appuntamento fra altre mille panchine?

«Ci si prova, anche se fino a 90 anni sarà dura reggere».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mister Mazza sfonda quota 1000: «Zeman, Sacchi e quando giocai con cinque punte»

SportPiacenza è in caricamento