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Sibilia non si arrende: «Voglio che i dilettanti tornino in campo. Ma i tempi li detta il coronavirus». E poi: «Rischiamo di perdere 20mila squadre»

Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti a Radio24: «So che ci sono difficoltà soprattutto nelle zone più colpite, ma deve essere il rettangolo di gioco a dare i responsi e noi vorremmo ripartire»

«Condivido le parole di ieri del ministro Spadafora e di quando in un’intervista di una ventina di giorni fa parlò di contributi alle società dilettantistiche. Ora mi aspetto che questa vicinanza ci sia al di là delle parole. Vanno bene gli impianti da ristrutturare, ma abbiamo bisogno soprattutto di questo starci accanto concretamente da parte del governo». Attraverso la trasmissione Tutti convocati su Radio 24, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti (Lnd) Cosimo Sibilia lancia un appello al Governo per un sostegno concreto al settore del calcio dilettantistico, spesso trascurato e comunque a forte rischio per l’emergenza coronavirus. Sibilia si è espresso a favore di un rientro in campo: «Sono in contatto con i presidenti dei comitati regionali e qualche delegato provinciale e posso dire che nelle zone maggiormente colpite dal virus hanno difficoltà a dire che il campionato debba riprendere. Ma io sono perché questo avvenga, quando ci sarà la sicurezza dal punto di vista sanitario: deve essere il rettangolo di gioco a dare i responsi, e noi vorremmo ripartire. Ma non faccio previsioni sul quando, perché ora non é possibile farlo, visto che i tempi li detta il coronavirus».

Ancora sul tema, Sibilia aggiunge a Radio 24: «Mi rendo conto che il calcio professionistico e la Serie A siano la locomotiva economica, ma esistiamo anche noi dilettanti, quelli del calcio di base e del sociale. Per raggiungere l’obiettivo di tornare in campo, la parola definitiva deve venire dalle autorità sanitarie e governative. L’esercizio della previsione serve a poco perché potrei essere smentito tra dieci minuti. Io cerco di essere concreto, ho già detto che rischiamo di perdere almeno tremila società, ma se continua così potremmo arrivare a ventimila squadre. Porte chiuse non è quello che auspichiamo, ma è un problema limitato, tolte alcune società come il Palermo che ha un seguito di 20mila persone». E il protocollo sanitario? Quando verrà varato, chi se ne assumerà i costi fra i dilettanti? «Come dicevamo prima - risponde Sibilia a Tutti Convocati  - abbiamo numeri elevatissimi e la necessità che venga garantita la sicurezza di tutti, giocatori, allenatori, dirigenti, staff e questo é il punto vero. Vanno fatti esami ogni quattro giorni? Allora attendiamo le risultanze del comitato scientifico e della federazione per capire chi debba mettere le risorse finanziarie per pagare tutto questo».

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