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Massimo Mazza e il suo Gotico Garibaldina dei "senza voce"

Il tecnico torna ad allenare in provincia dopo la lunga esperienza alla Fidentina. «Ho una rosa completamente rinnovata, dobbiamo puntare alla salvezza con tanti giocatori che hanno fame». E non risparmia frecciate all'ambiente piacentino

Se dovessi valutare la tua ultima esperienza alla guida della Fidentina che giudizio daresti?

«Sono stati 4 anni e mezzo bellissimi, in una società in cui ho lasciato degli amici. A un certo punto era giusto cambiare per due motivi: innanzitutto dopo tanto tempo vengono meno gli stimoli, poi la distanza da Piacenza iniziava a pesarmi e l’impegno richiesto era eccessivo».

Dopo cinque stagioni torni ad allenare nel Piacentino. Che ambiente hai trovato?

«Purtroppo ho dovuto fare i conti con le stesse cose brutte con cui avevo dovuto fare i conti qualche anno fa: invidie, inimicizie, società che fanno di tutto per “rubarsi” i giocatori e mettere in difficoltà le altre realtà. Ho avuto la dimostrazione che siamo ancora provinciali, io per primo. Nel Parmense è diverso perché ci sono molte più squadre in Promozione ed Eccellenza e l’approccio è differente. Io penso che da noi dovrebbe esserci maggiore collaborazione anche con i club professionistici: arrivati in certe categorie i giovani che non sono pronti per un percorso ad altissimo livello dovrebbero essere prestati alle società dilettantistiche per farli crescere, invece questo non succede quasi mai».

Analizzando il campionato che vi aspetta quali sono le formazioni favorite?

«Davanti a tutti vedo il trio composto da Picardo, Felino e Colorno, sono quelle che hanno speso di più e automaticamente devono essere inserite fra le big. Alle spalle metto Brescello e Carignano, quindi vedo bene il Fontana Audax, che mi sembra un gruppo di tutto rispetto, e un gradino sotto la Castellana, dotata di un attacco di spessore. Tutte le altre squadre se la giocheranno, non vedo una formazione materasso».

Il tuo Gotico Garibaldina su cosa deve puntare per disputare un buon campionato?

«Io sono abituato a non fare promesse in avvio di stagione. Due anni fa alla Fidentina ero partito per salvarmi e abbiamo sfiorato la promozione in Serie D, qualche mese dopo con la stessa rosa, ormai collaudata, me ne sono andato che eravamo a metà classifica. Adesso partiamo con l’obiettivo salvezza; il nostro è un gruppo nuovo, basta poco per ottenere buoni risultati o attraversare momenti bui».

In Promozione conta di più la tecnica o la grinta? Chi può fare la differenza a questi livelli?

«A lungo andare la tecnica vince sempre e per puntare in alto bisogna avere attaccanti forti, in grado di decidere le partite, e poi tre giovani di qualità. Quest’anno devono giocare i ’99, ’98 e ’96, se azzecchi il trio giusto e un bomber di razza hai già fatto metà del lavoro».

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