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Roberto Pighi: «Piacenza ha bisogno di unire le forze»

Pubblichiamo la prima parte di una videointervista a Roberto Pighi, dirigente del Fiorenzuola calcio e amministratore delegato (nonché presidente onorario) dell'Lpr volley in cui analizza a 360 gradi il mondo sportivo piacentino. La...


Pubblichiamo la prima parte di una videointervista a Roberto Pighi, dirigente del Fiorenzuola calcio e amministratore delegato (nonché presidente onorario) dell'Lpr volley in cui analizza a 360 gradi il mondo sportivo piacentino. La seconda e ultima parte verrà pubblicata nei prossimi giorni.

Parlare con Roberto Pighi regala sempre spunti di riflessione. Mai banale, mai diplomatico, negli ultimi mesi è piombato sotto i riflettori del mondo sportivo piacentino senza paura di intaccare modi di fare consolidati. Ha provato per due volte a creare un’unica realtà calcistica, economicamente in grado di sostenere almeno i costi di una Serie B, adesso si concentra esclusivamente sulla pallavolo e su una Lpr che lo assorbe a tempo pieno. Intanto annuncia ufficialmente che lascerà il Fiorenzuola, dove era entrato come dirigente a inizio stagione, e suggerisce quale potrebbe essere la strada per creare un progetto importante e duraturo ad altissimi livelli nel mondo del calcio piacentino. L’esempio da seguire? Il Parma, con un gruppo di imprenditori pronti a finanziare lasciando però le luci della ribalta a un soggetto esterno.

Secondo lei per quale motivo a Piacenza non si riescono a unire le forze per creare un’unica grande società di calcio?
«Ho già tentato due fusioni ed entrambe hanno avuto poca vita, dunque penso di poter parlare con cognizione di causa poiché ho coinvolto tutte le persone potenzialmente interessate a questo tipo di progetto. La mia idea è che innanzitutto ci sono caratteri troppo differenti fra chi dovrebbe entrare in gioco e quindi si punta quasi esclusivamente a un discorso personale senza pensare a un’iniziativa collettiva».

Unendo le forze dove si potrebbe arrivare?
«Faccio due conti: Pro Piacenza, Piacenza e Fiorenzuola investono parecchio, complessivamente molto più di 4 milioni all’anno, eppure una è retrocessa dalla Serie D e l’altra sta facendo i play out in Lega Pro. Per quanto riguarda il Piacenza faccio i migliori auguri ai miei amici Gatti per la nuova avventura fra i professionisti, ma si sa bene che in città c’è grande fame di calcio e se si vuole puntare ancora più in alto sarà necessario trovare partner importanti per realizzare i sogni della piazza biancorossa».

Fin qui le premesse. Se dovesse proporre qualcosa di concreto?
«Mi piacerebbe fare un referendum, inserire nel discorso anche il budget dell’Lpr volley chiedendo ai piacentini se godono di più a vedere tre formazioni di calcio a questo livello oppure una squadra di pallavolo in grado poter vincere cinque campionati di fila e perché no anche tre Champions League. Bisogna decidere se la nostra città vuole fare spettacolo o altri tipi di attività. Se si punta allo spettacolo oggi per restare ad altissimi livelli bisogna concentrarsi sulla pallavolo; nel volley con 4-5 milioni si può sognare, la stessa cifra nel calcio consente, nella migliore delle ipotesi, di disputare un campionato mediocre in Serie B. Questi sono i conti».

In passato le ipotesi di fusione sono state abbozzate ma sempre abortite. Pensa che in futuro possa cambiare qualcosa?
«Rimango della mia idea: Piacenza e Pro Piacenza dovrebbero unire le forze. Ma al momento non è questa la volontà dei dirigenti, dunque ho la sensazione che potrebbe succedere qualcosa solo quando una delle due società avrà dei problemi. Cosa che ovviamente non auguro a nessuno».

Il progetto ideale quale potrebbe essere?
«Quello di Parma, senza ovviamente aspettare il fallimento che ha colpito la squadra ducale. Dieci imprenditori pronti a finanziare la squadra di calcio e un personaggio esterno alla proprietà, magari un manager, che comandi. Tutti gli altri lontano dalla ribalta, altrimenti non si riuscirà mai a fare niente».

Si sussurra da qualche tempo di un suo saluto al Fiorenzuola calcio, in cui era entrato lo scorso anno affiancando il presidente Pinalli, i suoi fratelli e i fratelli Baldrighi. La decisione è stata presa?
«In modo definitivo. Avevo già anticipato che se fossimo retrocessi mi sarei fatto da parte e adesso lo confermo. Un eventuale ripescaggio in Serie D non mi interessa; mi sto impegnando ad alti livelli con la pallavolo e ho bisogno di essere concentrato su alcuni progetti. Detto questo devo sottolineare l’opera dei miei soci rossoneri, l’impeccabilità e la trasparenza del presidente Pinalli, ovviamente quella dei miei fratelli e anche dei fratelli Baldrighi, che si sono impegnati ben oltre le loro forze anche in termini di passione personale. Mi sono lasciato molto bene, è semplicemente una scelta di vita, agli azionisti del Fiorenzuola posso solo dire grazie».
(1-continua)

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