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Piacenza - La rovesciata di Luiso compie 20 anni

Nella sua vita un appassionato di calcio visiona migliaia di partite. In ognuna di queste ci sono centinaia di giocate, alcune scriteriate altre invece apprezzabili, che cadono comprensibilmente nel dimenticatoio. Eppure siamo pronti a...



Nella sua vita un appassionato di calcio visiona migliaia di partite. In ognuna di queste ci sono centinaia di giocate, alcune scriteriate altre invece apprezzabili, che cadono comprensibilmente nel dimenticatoio. Eppure siamo pronti a scommettere che una fra le tante, di una particolare partita, ha resistito al tempo. Chi è nato e cresciuto a Piacenza, ad esempio, non ha mai dimenticato, e mai dimenticherà, la favolosa rovesciata di Pasquale Luiso che mise ko il grande Milan. Quel giorno successe di tutto, alcuni persero il lavoro – vedi Tabarez, allora tecnico dei rossoneri – altri invece rischiarono la propria vita per la troppa gioia – è l’esempio di un noto tifoso biancorosso che quel giorno ebbe un infarto al gol del Toro di Sora e proprio in questi giorni quel “mitico gesto” spegne 20 candeline.



DAVIDE VS GOLIA – Domenica 1 dicembre 1996, allo stadio Galleana (non si chiamava ancora “Garilli”), si giocava l’11esima giornata del campionato di serie A; il piccolo Piacenza di Bortolo Mutti ospitava il gigante ferito di Oscar Washington Tabarez, tecnico sulla graticola di un Milan che non vinceva, ma neanche perdeva, da quasi due mesi. Lo stadio era stracolmo e festante, anche se in molti aleggiava un triste presagio. Come poteva Davide avere la meglio su Golia, oltretutto affamato dal digiuno di vittorie? Eppure la partita inizia e il gigante tentenna, balbetta, mentre i biancorossi sembrano giocare la partita della vita. Seba Rossi, il portierone rossonero dà una grossa mano al Piacenza: dopo 9’ minuti Valoti ci prova con un tiraccio da 30 metri, Rossi si accascia goffamente e compie una papera memorabile. E’ 1-0 e lo stadio esplode, ma manca ancora tanto, troppo. Il Diavolo però non fa male per tutto il primo tempo e allora ci pensa ancora Rossi a dare una scossa ai suoi, in negativo però, sparacchiando un rinvio addosso a Luiso, quest’ultimo poi porge a Di Francesco, tiro dai 20 metri e 2-0: clamoroso al Galleana.

SULLA TERRA – Tabarez torna negli spogliatoi schiumando rabbia, mentre Galliani, in tribuna, respira a fatica. Il tecnico vuole dare un segnale, cambia subito e si gioca la carta Dugarry per Locatelli. E il nuovo entrato, in soli 23 minuti, segna una doppietta e fa sgretolare il sogno di trincea del Piacenza. Ricorderanno tutti vividamente gli improperi del vicino che sedeva di fianco in rettilineo, che più o meno era così: “Ma caspita – e si è filtrata molto l’espressione colorita  – questo non ha fatto manco un gol da quando è al Milan, proprio oggi doveva fare doppietta?”. Galliani riprende fiato in tribuna, Tabarez si sente un po’ meno esonerato e manca ancora tanto da giocare.



LA ROVEGA – C’è aria di sorpasso? Macché, passano soli tre minuti e, come d’incanto, ecco l’invenzione di Luiso per il 3-2 piacentino. Il Toro di Sora, che nelle partite precedenti aveva provato e riprovato la rovesciata senza mai trovare la porta, stoppa di petto, sale in aria con una bicicletta e colpisce il pallone. Ne uscì una parabola dolce, che ci mise si e no un quarto d’ora a raggiungere la porta (o almeno questa fu la sensazione di chi popolava il rettilineo), per poi baciare dolcemente il palo alla destra di Rossi e finire nel sacco per la terza volta. Tutti esultarono in modo clamoroso: chi si denudava, chi rovesciava la birra, abbracci tra sconosciuti e cadute rovinose. Molti incassarono una gomitata dal vicino nella foga dell’esultanza, ma è ovvio che l’adrenalina in circolo ebbe di gran lunga la meglio sulla sensazione di dolore. Ritornata la calma, ne seguirono 20 minuti più recupero di agonia pura. Weah faceva una gran paura, ma fortunatamente il Pallone d’oro in carica, quel giorno, si prese un giorno di vacanza.

WE ARE THE CHAMPIONS – I quattro minuti di recupero furono interminabili, faticosissimi. Ma poi, finalmente, l’arbitro Messina fischiò tre volte: il Piacenza aveva battuto il Milan. Nello stadio cominciarono a risuonare le note di “We are the champions” dei Queen e il popolo piacentino tornò a casa felice e con l’unica preoccupazione di registrare “Novantesimo minuto”.
Marcello Astorri

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