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Il curioso caso di Doca e dell'acquisizione del Parma

Sul quotidiano La Cronaca di Piacenza in edicola oggi vi raccontiamo il nostro primo incontro faccia a faccia, avvenuto martedì mattina, con Pietro Doca, quella che è stato indicato dall'ex proprietario del Parma, Tommaso Ghirardi, come nuovo...

Sul quotidiano La Cronaca di Piacenza in edicola oggi vi raccontiamo il nostro primo incontro faccia a faccia, avvenuto martedì mattina, con Pietro Doca, quella che è stato indicato dall'ex proprietario del Parma, Tommaso Ghirardi, come nuovo presidente e acquirente del club crociato (in realtà dietro all'orefice piacentino ci sarebbe l'imprenditore albanese Taci). Ieri Doca ci aveva liquidato così: «Non sono io Pietro, ma sono il suo fratello gemello». Ovviamente non gli abbiamo creduto ma spinti a uscire dal negozio di via Campagna ci siamo rassegnati a salutarlo. In serata il comunicato stampa dello stesso Doca in cui ha smentito di aver acquisito il Parma: «Ho firmato una lettera d'intenti e non un atto notarile». Qualche ora più tardi la reazione di Ghirardi: «Spero chiarisca agli azionisti, il Parma l'ha preso e confermo che l'accordo è stato concluso». Insomma, oggi siamo tornati nel negozio Doca Gioielli, a una manciata di metri da Piazza Borgo, e Doca - questa volta in modo irritante perché la bugia ripetuta era palese - ci respinge ancora sostenendo di non essere lui ma il fratello ad essere coinvolto nella vicenda del Parma. Per fortuna questa situazione ridicola è durata mezza giornata, oggi un nuovo comunicato di Pietro Doca e la conferma, da fonti vicine all'albanese che vive a Lodi e lavora a Piacenza, che di fratelli non ne ha e che quello con cui tentavamo solamente di parlare era ovviamente lui. Che dire, come inizio non c'è male, in bocca al lupo ai colleghi di Parma. Ecco il testo dell'ultimo comunicato di Pietro Doca:

«Non esiste alcun atto ufficiale, non è stata firmata alcuna compravendita. Ad oggi non sono alla guida del club Parma Calcio, non sono il proprietario e non sono il presidente della società Emiliana, come invece è stato scritto sugli organi di informazione. La trattativa verrà ufficialmente conclusa se ci saranno i giusti presupposti. Pertanto al momento non intendo partecipare ad alcuna conferenza stampa ma ne verrà indetta una quando e se verrà stipulato il passaggio di proprietà tramite atto notarile di compravendita della società Parma F.C. Al solo scopo di tutelare la mia stimata attività di oreficeria in Piacenza, che ha rapporti con importanti clienti, mi rivolgo ai giornalisti che hanno divulgato informazioni con tono che definirei insidioso contribuendo a creare un’immagine ambigua del sottoscritto. Al fine di evitare errate interpretazioni, tengo a precisare che dall’età adolescenziale ho vissuto in una stimata e benestante famiglia lodigiana, famiglia di orefici dal 1947. Al mio fianco è da sempre presente il mio padrino Giuseppe Novazzi (farmacista) e la mia madrina Danila Rizzi (orefice). Si tratta di una famiglia meravigliosa alla quale va il merito di quello che sono diventato oggi». Pietro Doca poi si sofferma sulla questione legata al suo nome, da sempre oggetto di equivoci. «Anni fa – spiega – si è dunque  ritenuto necessario trascrivere all’anagrafe del Comune, con atto della Prefettura, l’identificazione del cognome Doka in Doca proprio per non dare adito a sbagliate interpretazioni, ed è stata definita con atto pubblico l’identificazione e la riconducibilità alla stessa persona”.

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