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Bissi, Learco Menta, lo stadio di Barriera Genova e il cemento in regalo: Guido Soldani ricorda il Piacenza degli Anni '50

Centrocampista del 1926 ora vive a Stradella. «Ricordo un bel clima e un grande tifo, ma riuscii a segnare solo due gol. Nello spogliatoio non c'era grande amicizia, qualcuno pensava di essere un fenomeno invece era uno "scarpone"»

A Stradella c’è un pezzo di storia biancorossa. Non quella più recente, il nastro deve riavvolgersi fino ai primi anni Cinquanta quando le foto erano in bianco e nero: Guido Soldani, centrocampista classe millenovecentoventisei, vestì la maglia biancorossa nella stagione 1953/54.

«Ero arrivato a Piacenza in prestito dal Monza (con il quale Soldani conquistò la promozione in B), con me c’erano anche Giraudo e Toscani: inizialmente la società voleva mandarmi a Empoli ma preferivo non allontanarmi troppo». I biancorossi veleggiavano in serie C, allora composta da un girone unico nazionale che comprendeva formazioni come Parma, Venezia e Catanzaro. «Ricordo che arrivati al ritiro dovevamo essere ospitati in un albergo di Ferriere che però non era pronto ad accogliere quel numero di persone: la società decise allora di spostarsi a Bobbio dove restammo per qualche amichevole».

Soldani, mezz’ala dotata di ottima tecnica, si ritrova titolare nell’undici iniziale di Attilio Kossovel. «Era un buon allenatore, mi trovavo bene con lui: nello spogliatoio lo chiamavamo mister e gli davamo del lei». Lo spogliatoio però, come fosse un prologo de “Il Maledetto United”, si trova ad avere a che fare con figure piuttosto pesanti in termini di carisma. «Zanier era un giocatore veneto che si imponeva nel gruppo, un giorno dopo una discussione gli dissi che non era Parola: pensava di avere tecnica ma era uno “scarpone". Anche con Celio non era facile andare d’accordo».

In quella squadra grande peso ebbe l’attacco con l’ala piacentina Arrigoni e il centravanti Bonistalli. «Arrigoni era un giocatore brevilineo, molto rapido e tecnico mentre Bonistalli era davvero un grande attaccante. Dei piacentini conservo il ricordo dell’amicizia con Bissi. In porta poi c’era Learco Menta: era un ottimo portiere che talvolta però pensava ad altro compiendo qualche errore». Soldani ebbe modo di stringere un buon rapporto anche con la dirigenza biancorossa. «Albonetti, all’epoca vicepresidente, mi regalava sempre tantissime paia di scarpe, una volta mi capitò di ricevere anche un carico di cemento dalla Cementirossi».

Quindi ricorda: «Ho vissuto solo in parte la Piacenza dell’epoca: dopo l'allenamento mi sono fermato soltanto qualche volta. Allo stadio di Barriera Genova c’era un bel clima e un grande tifo, ma riuscii a segnare solo due gol».

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