Vincolo sportivo, contributi, rimborsi, ma in tempo di elezioni nessuno parla di ripresa dell'attività sportiva
I programmi dei candidati alla presidenza della Figc Emilia-Romagna si concentrano su tutto tranne che sull'unico problema attuale: il ritorno in campo. Come intenderà muoversi chi sarà eletto in gennaio?
Si sceglierà di definire una data limite (come hanno dichiarato in Lombardia fissando la deadline al 7 marzo) oppure l’obiettivo almeno a livello giovanile sarà comunque quello di far giocare i ragazzi, magari anche per periodi ridotti se non ci saranno altre possibilità, modificando tutti i format e iniziando nella stagione più calda?
Si chiederà di posticipare il termine della stagione oltre il 30 giugno avendo a disposizione qualche settimana in più per concludere i campionati, non solo con i play off ma magari anche per far giocare i più piccoli fino a quando sarà possibile dopo un anno completo di stop?
Si pensa davvero, quando arriverà il via libera, di concedere alle squadre un mese di allenamenti prima di riprendere i campionati, in una fase in cui bastano pochissimi giorni per modificare le indicazioni degli enti preposti e dunque si corre il serio rischio di commettere lo stesso imperdonabile errore di settembre, quando c’erano le condizioni per giocare e invece ci si è esclusivamente allenati, iniziando i tornei a metà ottobre per sospenderli dopo due settimane?
Mettiamo le mani avanti: nessuna di queste indicazioni dipende esclusivamente dall’Emilia-Romagna, sono decisioni che vanno prese in modo collegiale e devono ovviamente essere univoche per tutta Italia. Però è innegabile che l’opinione di uno o più presidenti regionale possa in qualche modo influenzare la scelta, a meno di pensare che a Bologna ci si limiti a eseguire pedissequamente quanto viene ordinato da Roma. E allora avere l’opinione di candidati su quello che oggi (e nei prossimi mesi) sarà “il” problema del calcio e dello sport in generale riteniamo sia fondamentale.