Antonio Cabrini: «Il movimento femminile sta crescendo, c'è meno potenza ma tanta tecnica»
Talk Show in Piazza Cavalli con i giornalisti Paolo Condò, Riccardo Cucchi, Matteo Marani e il campione del Mondo del 1982, condotti da Federica Lodi. Si è parlato di Mondiali, Europei Under 21 e Calcio Femminile
Qualcuno si aggirava fin dalle 19 sulla bollente Piazza Cavalli con l’unico intento di strappare un autografo ad Antonio Cabrini, chi su una foto chi su una maglia vintage anni 80 della Juventus.
E’ chiaramente lui, il campione del Mondo del 1982, l’asso nella manica del talk show organizzato dalla Regione Emilia Romagna per raccontare gli Europei U21 che si stanno disputando nella nostra regione. A dirigere le domande la nota giornalista Sky, Federica Lodi, sul parterre degli ospiti Antonio Cabrini, i giornalisti Matteo Marani (vicedirettore Sky), Paolo Condò (Gazzetta dello Sport) e Riccardo Cucchi (ora a La domenica sportiva ma indimenticabile voce di Radio Rai).
Si parla di tutto: di Under 21 e Under 20 che stanno rilanciando il calcio azzurro, dei Mondiali Femminili e di emozioni. Piacevoli le incursioni del comico Gianfranco Butinar.
Parte Condò che strappa subito applausi alla piazza in attesa della festa del Centenario del Piacenza Calcio: «Sono di Trieste e lasciatemi dire subito una cosa: odio i playoff di Serie C». Applauso facile. Triestina e Piacenza hanno visto spegnere il sogno Serie B proprio nelle rispettive finali contro Pisa e Trapani.
La parola poi passa a Cabrini ma ci si alterna. «Sicuramente il periodo più bello per me è stato quello alla Juventus (297 presenze) ma l’immagine indimenticabile è quella dei Mondiali 82, il gruppo di giocatori eccezionali. Quella vittoria non fu grande solo sotto il profilo sportivo, fu importante perché risollevò un Paese che usciva dagli Anni di Piombo». E ancora: «Di quella spedizione il ricordo più bello per Bearzot, per me è stato un padre. Quando sbaglia il rigore nella finale contro la Germania non fu facile entrare negli spogliatoio. I miei compagni non dissero nulla, non mi fecero pesare assolutamente il fatto, Bearzot invece mi incollò al muro e disse: “Grazie a questo errore vinceremo il Mondiale”. Lui era così, era un condottiero e un padre. Il rigore? Paolo Rossi mi sussurrò nell’orecchio “te la senti” - dice Cabrini ridendo - quella gufata non potrò mai dimenticarla. Ci siamo resi conto di aver vinto veramente il Mondiale quando, atterrati a Roma, trovammo 40mila persona a festeggiarci».
Con Cabrini si parla anche di Mondiale Femminile, lui che ha allenato proprio la Nazionale azzurra. «Tolte tre o quattro giocatrici le altre le ho allenate tutte, sono diventate professioniste da poco, da due o tre anni, cioè da quando i grandi club com Juve, Milan, Inter, Fiorentina e ora Inter hanno deciso di investire nel femminile e, infatti, i miglioramenti si vedono. Secondo me stanno giocando bene però la gente non deve aspettarsi di vedere il calcio maschile, non si può andare allo stadio pensando di vedere la stessa cosa». Cucchi lo definisce un «calcio delle origini». «Il bello - chiude Cabrini - sono le poche lamentele, le poche perdite di tempo, si gioca semplice con meno potenza ma con tecnica».
Riccardo Cucchi torna poi sui Mondiali, quelli del 2006. «Ho avuto l’onore di entrare nel Pantheon di quelli che hanno potuto urlare “Campioni del Mondo”. La notte prima della finale di Berlino contro la Francia non ho chiuso occhio». Condò, invece, racconta di come si è perso il gol di Cabrini ai Mundial 82 contro l’Argentina: «Ero appena stato assunto al Piccolo di Trieste, nel momento del gol un collega si alzo di scatto e travolse con la testa il lampadario di cristallo - ricorda ridendo - e passammo i seguenti minuti a medicarlo».