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Juniores Piacenza - Reboli: «L'arbitro ha frainteso»

Vittima di un malinteso. È la storia amara di Emanuele Reboli, tecnico della Juniores Nazionale del Piacenza, che da quanto si apprende dal comunicato della Federazione dovrà scontare una squalifica di tre giornate per «frasi ingiuriose...

Vittima di un malinteso. È la storia amara di Emanuele Reboli, tecnico della Juniores Nazionale del Piacenza, che da quanto si apprende dal comunicato della Federazione dovrà scontare una squalifica di tre giornate per «frasi ingiuriose all’indirizzo del direttore di gara». L’episodio risale all’ultima partita di campionato della formazione biancorossa, contro il Jolly Montemurlo, in seguito alla quale la Juniores del Piacenza Calcio dovrà giocare una gara a porte chiuse e la società dovrà pagare un’ammenda di 600 euro perché, si legge sempre sul comunicato, "dal 25' del primo tempo fino al termine della gara, un gruppo di 6-7 persone riconducibili alla società di casa, hanno pronunciato espressioni offensive e irriguardose all'indirizzo della terna arbitrale. Comportamento reiterato anche al termine della gara, i medesimi, inoltre, durante la partita hanno intonato espressioni inneggianti alla discriminazione territoriale, razziale e religiosa". Ad andarci di mezzo, oltre alla società, è stato anche l’allenatore che invece si era adoperato, in modo colorito, per far rientrare la situazione: «Dopo aver sentito gridare dal pubblico certe cose – spiega Emanuele Reboli – quando l’arbitro ha fischiato la fine del primo tempo mi sono diretto, arrabbiatissimo, sotto la tribuna per riprendere a muso duro chi si stava rendendo responsabile di certe frasi». Il direttore di gara, però, che era voltato di spalle a una ventina di metri, deve aver frainteso le intenzioni del mister: «Mi ha avvicinato – prosegue Reboli – dicendomi che nel secondo tempo non potevo riprendere posto in panchina. Ho tentato di spiegare che non mi stavo riferendo a lui e, tra l’altro, anche un ragazzo del Jolly Montemurlo ha preso le mie difese, ma l’arbitro non ha voluto sentir ragioni». Quando poi è uscito il referto ufficiale, che comminava tre giornate di squalifica al tecnico, l’amarezza si è fatta ancora più grande: «Posso capire che l’arbitro, in mezzo alla confusione, possa avermi frainteso. Ma per me è una grande amarezza, perché è difficile pagare per qualcosa che non ho fatto. Io sono un tipo caldo – ammette – e tante volte ho pagato giustamente per le mie intemperanze in panchina, ma non ho mai insultato un arbitro in vita mia perché non fa parte di me». Davvero un colpo difficile da digerire, insomma: «La persona che gridava certe cose dovrebbe pagare lui stesso la multa, per colpa sua ci siamo andati di mezzo io, la società e i ragazzi».
Marcello Astorri

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