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Giovedì, 25 Aprile 2024
Calcio giovanile

L'isola felice Junior Calendasco: «Passione e serietà: vogliamo che i nostri ragazzi si divertano»

La società cresciuta in una estate da 75 a 130 tesserati. Il direttore tecnico Querin: «Qui da noi siamo una famiglia. E che soddisfazioni dall'affiliazione con la Cremonese»

Quantità non significa abbandonare la qualità. Anzi, in casa Junior Calendasco la implementano grazie all’affiliazione con la Cremonese che ha già portato alcuni dei ragazzi più promettenti a vestire la maglia della formazione grigiorossa. Fra loro Simone Gazzola, classe 2008, e due calciatrici, Chiara Cutrona (anche lei 2008) e Sofia Rigolli, di un anno più giovane. Perché nel numeroso gruppo di tesserati fa bella mostra di sé anche una ventina di bambine inserite in due gruppi, le più piccole nate dal 2013 al 2015 e le più grandi dal 2010 al 2012. «L’accordo con la Cremonese è nato quasi per caso. In occasione di un torneo un loro osservatore ci ha chiesto informazioni su alcuni nostri ragazzi. Da quel momento è iniziata una collaborazione che prosegue con grande soddisfazione; loro ragionano ovviamente da professionisti ma hanno un rapporto umano eccellente. Ci hanno aperto le porte e possiamo andare a confrontarci quando vogliamo, mentre periodicamente vengono a Calendasco i loro tecnici a darci suggerimenti per le varie fasce di età».

La prima domanda fatta a Querin dai dirigenti grigiorossi è stata: “Giocate per vincere o per migliorare?”. «Noi non abbiamo mai avuto dubbi, puntiamo a crescere e per questo scendiamo in campo in alcuni campionati con giocatori sotto età. Sfidano avversari più grandi, ma è un passaggio fondamentale per il loro sviluppo».

A fare da collante e controllare che tutto funzioni al meglio proprio Querin, uno cresciuto alla scuola di Mino Favini, dirigente di Como e Atalanta, uno dei più grandi scopritori di talenti a livello nazionale. «Mi è servito tantissimo andare a scuola da lui». Adesso porta gli insegnamenti alla Junior Calendasco puntando su alcuni punti fermi. «Come istruttori ho cercato ragazzi che giocano a calcio, o hanno appena smesso, possibilmente con studi di Scienze motorie nel proprio curriculum. Facciamo un paio di riunioni tecniche al mese e io periodicamente vado sul campo con ogni gruppo per capire se ci sono necessità particolari. E poi abbiamo un maestro di sport come Domenico Perrello che cura la parte coordinativa, perché sono convinto che ai più piccoli non serva una preparazione atletica ma esercizi propedeutici».

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