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Calcio Femminile

Totò Rizzo e la Besurica Women dei miracoli che sogna la Serie C «Se arrivasse non ci tireremmo indietro». Si lavora a una collaborazione con il Parma

Il tecnico alla guida della formazione al comando del campionato di Eccellenza. «Non ci accontentiamo mai. E anche il settore giovanile ci sta regalando grandi soddisfazioni»

«Non volevo più allenare, invece in estate qualche ragazza mi ha convinto a tornare in panchina. L’aspetto più bello? Adesso vado al campo volentieri perché mi diverto e c’è sempre un grande entusiasmo». Salvatore Rizzo guida la vera sorpresa dell’Eccellenza femminile: la Besurica Women nata in estate è al comando del campionato con una rosa giovanissima e davanti ad avversarie del calibro di Modena. Ha già ottenuto la qualificazione alla seconda fase, quella decisiva per assegnare la promozione in Serie C, e continua a migliorare domenica dopo domenica.

«Siamo sinceri – spiega il tecnico – non ci aspettavamo niente di quanto successo in questi mesi. A luglio ci siamo trovati e abbiamo deciso di partire con un nuovo progetto tutto al femminile, un gruppetto di 6-7 giocatrici ci ha detto subito di sì, poi abbiamo completato la rosa con ragazze che non giocavano in altri club e qualche giovane che sarebbe ancora in età per la Juniores. Siamo partiti con entusiasmo, ma i dubbi erano tanti perché siamo la formazione più giovane di tutta l’Eccellenza, con 19.6 anni di media».

Primo posto in classifica con 40 punti e 13 gare vinte su 16 disputate. Qual è la vostra arma in più?

«Il gruppo al completo. Ho 20 giocatrici che non saltano un allenamento, il 29 dicembre ci siamo trovati e non mancava nessuno. Da parte di tutte c’è una grandissima voglia di imparare, di crescere e di raggiungere soddisfazioni che negli anni precedenti le ragazze non erano riuscite a togliersi».

Oltretutto ricevete anche complimenti per il vostro livello di gioco.

«Sono elogi ancora più apprezzati se si considera che delle undici titolari quattro arrivano dalla Juniores e altre quattro negli anni scorsi facevano panchina in società che attualmente in campionato si trovano dietro di noi. Come ho fatto? Semplicemente ho attuato qualche accorgimento tattico, a qualche ragazza ho cambiato ruolo, ma il merito è tutto del gruppo».

Conosci bene anche il movimento maschile, che differenza c’è con quello femminile?

«Ero già stato alla guida delle Biancorosse nell’anno del salto di categoria dalla Promozione all’Eccellenza e devo dire che non avevo più intenzione di sedermi in panchina, perché dopo poco tempo normalmente perdo gli stimoli. Invece qualche giocatrice che avevo allenato in passato mi ha chiesto di riprovare e mi sto trovando benissimo. I ritmi sono più lenti rispetto al maschile, ma come attenzione e voglia di migliorarsi le donne danno lezione agli uomini».

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