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Filippo Galli: «Il calcio dei bambini? Fateli divertire»

«I bambini devono pensare solo a una cosa: divertirsi». E’ il comandamento di Filippo Galli, capace di vincere tutto con il Milan degli olandesi e attualmente responsabile del settore giovanile rossonero. Giocatore, tecnico, dirigente: una vita...

«I bambini devono pensare solo a una cosa: divertirsi». E’ il comandamento di Filippo Galli, capace di vincere tutto con il Milan degli olandesi e attualmente responsabile del settore giovanile rossonero. Giocatore, tecnico, dirigente: una vita nel calcio che ha riassunto a Borgonovo, dove Galli è stato protagonista di una serata in cui non si è parlato solamente del passato ma soprattutto del futuro, dei giovani che stanno crescendo e diventeranno i protagonisti di domani.
Ce ne erano tanti di piccoli calciatori seduti fra il pubblico e dopo il consueto imbarazzo iniziale sono stati loro i protagonisti dell’incontro. «Come è stato giocare con Van Basten?» «Qual è stato il tuo allenatore preferito?» «Cosa significa scendere in campo in una finale di Champions League?». In tanti hanno alzato la mano, hanno preso la parola per chiedere a Galli di un calcio che non esiste più, quello in cui i giocatori di Milan e Inter trascorrevano la settimana prima del derby ricoprendosi a vicenda di sfottò, combattevano in campo fino all’ultima stilla di sudore ma alla fine si abbracciavano e tornavano amici.

«FONDAMENTALE FORMARE LO STAFF»
Racconta tutto Galli, anche quando da giovane chiese ai genitori di cambiare scuola perché nell’istituto che frequentava c’erano troppe manifestazioni e si studiava poco. Esatto, ha voglia di imparare e di trascorrere più tempo sui libri, nonostante tutti i giorni debba dividersi fra compiti e i campi di allenamento.
Divisa rossonera, pensieri rossoneri, cuore rossonero: «Nel settore giovanile del Milan pensiamo innanzitutto a formare lo staff. Abbiamo un modo di lavorare europeo, riteniamo che il bambino si diverta se viene coinvolto e trova entusiasmo. Per questo dedichiamo parecchio tempo alla crescita degli allenatori e di tutte quelle persone che operano a diretto contatto con i ragazzi».

LE DIFFERENZE NELLE SELEZIONI
Differente anche il modo di selezione rispetto a molte altre società professionistiche: «Per creare una squadra visioniamo migliaia di ragazzini, molti di questi direttamente nelle società di appartenenza. Però dai 15 anni non acquistiamo più nessuno, contrariamente ad altre realtà che magari comprano giocatori, specialmente dall’estero, anche intorno ai 16-17 anni».
Durante la chiacchierata, organizzata dalla Borgonovese e condotta da Matteo Marchetti di Sportpiacenza, sono intervenuti anche i genitori, chiedendo a Galli consigli e suggerimenti. «Penso che il ruolo della famiglia sia fondamentale. Noi come società non possiamo sostituirci a mamma e papà, figure che devono essere sempre presenti ma mai invadenti». La strada è tracciata, adesso la palla passa ai bambini; tocca a loro disegnare il futuro dello sport.

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