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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Fallimento Piacenza - La Procura Federale deferisce tutti

Il cerchio sul fallimento del vecchio Piacenza Calcio e il precedente passaggio all'Italiana Srl - avvenuto a fine ottobre del 2011 - finalmente si chiude o almeno: la procura della Figc mette in chiaro alcuni passaggi deferendo tutti gli attori...

Il cerchio sul fallimento del vecchio Piacenza Calcio e il precedente passaggio all'Italiana Srl - avvenuto a fine ottobre del 2011 - finalmente si chiude o almeno: la procura della Figc mette in chiaro alcuni passaggi deferendo tutti gli attori di quel travagliato anno che sfociò nel fallimento cinque mesi dopo. Attraverso un'inchiesta la Procura Federale della Figc, a firma del procuratore federale vicario, l'avvocato Mensitieri, deferisce alla Commissione Disciplinare Nazionale Fabrizio Garilli, Maurizio Riccardi, Vladimiro Covili Faggioli e Marco Gianfranceschi per aver determinato (o contribuito, a seconda della carica) al dissesto economico che portò al fallimento. La palla ora passa nelle mani della Commissione Nazionale Disciplinare che in base al codice della Giustizia Sportiva deciderà se accettare o no le richieste della Procura.

LE ACCUSE DELLA PROCURA FEDERALE - Per Garilli, Riccardi e Covili Faggioli (amministratore unico nominato dalla società acquirente, l'Italiana Srl) l'accusa è la stessa: "Deferito alla Giustizia Sportiva avendo determinato, con il proprio comportamento, la cattiva gestione e il dissesto economico-patrimoniale della società che ne hanno comportato il fallimento". Seguono poi le specificazioni di rito che hanno portato a questa richiesta, con l'unica differenza che all'ex presidente e venditore Fabrizio Garilli viene mossa l'accusa di "aver determinato" mentre per Riccardi e Covili Faggioli si parla di "aver contribuito a determinare". Differente, ma nel concetto similare, l'accusa rivolta a Marco Gianfranceschi, amministratore delegato dell'Italiana Srl e socio unico del Piacenza Calcio, dopo l'acquisizione, dal 28 ottobre al 18 gennaio. L'accusa nei suoi confronti è di aver omesso gli interventi necessari sul capitale sociale e i doveri di controllo della corretta gestione della società da parte dell'amministratore unico Covili Faggioli, avendo anzi avvallato e consentito i comportamenti di quest'ultimo che ha portato al dissesto e al conseguente fallimento della società. Dunque Fabrizio Garilli è considerato dalla Procura Federale "il principale responsabile del dissesto economico che ha comportato il fallimento del Piacenza Calcio" in quanto presidente del cda e dotato di poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, per Riccardi si parla di "contributo significativo al dissesto" in qualità di amministratore delegato, mentre Covili Faggioli e Marco Gianfranceschi sono considerati "responsabili" anche se, occorre specificare, che loro sono entrati in gioco - con l'acquisizione del club - solamente cinque mesi prima del fallimento.

CESSIONE: LE CIFRE - Emergono dal' inchiesta, ed è la prima volta a distanza di due anni, anche le cifre esatte dell'operazione di cessione delle quote da Garilli all'Italiana Srl. Nella seduta del 25 ottobre l'Italiana Srl, aveva presentato un'offerta per l'acquisto al prezzo di 1.550.000 euro di cui 200mila per il capitale sociale e 1.350.000 quale prima tranche di parziale rimborso del finanziamento soci firmato da Garilli (di 1.600.000 euro) a inizio stagione. Il corrispettivo sarebbe stato pagato dall'Italiana Srl in nove rate mensili da 100mila euro ciascuna e una rata finale di 650mila euro entro il 30 settembre 2012. L'acquirente si sarebbe altresì impegnato a liberare il socio cedente Fabrizio Garilli dalla garanzia fideiussoria di 600mila euro rilasciata alla Figc per l'iscrizione al campionato di Lega Pro 2011/2012, e a rilasciare in favore di Fabrizio Garilli 50mila azioni della società del valore di 1 euro con ulteriore diritto di voto.

PROMESSE NON MANTENUTE - E infine si arriva al fatto che scoperchiò il pentolone. L'Italiana all'atto dell'acquisto firmò per ulteriori impegni: l'aumento di capitale di almeno 2.500.000 di euro e il carico delle spese di gestione della stagione 2011/2012 che nel frattempo era iniziata da quattro mesi. La valorizzazione del settore giovanile, la ristrutturazione della prima squadra e di, soprattutto, l'Italiana Srl si era addirittura impegnata a effettuare un ulteriore aumento di capitale per una somma compresa tra i 10 e i 15 milioni di euro "al fine di consentire al Piacenza Football Club Spa di aspirare alla promozione in serie B". Il tutto attraverso una società, l'Italiana Srl, che aveva 10mila euro di capitale sociale, che aveva presentato l'ultimo bilancio nel 2009 firmando un attivo di 9mila euro, una perdita di 300 euro, liquidità per 8.500 euro e costituita per esportare farmaci in Medio Oriente. L'Italiana Srl era a capo di una cordata che, nei fatti, non è mai esistita (se non sulla parola) tanto che le carte specificano: "di questa cordata avrebbero fatto parte altri soggetti dei quali non vi è però traccia nella documentazione acquisita".

FINE - L'indagine della Procura Federale fa luce anche sul calciomercato estivo del 2011 spiegando come il Piacenza Football Club si era avvalso della consulenza di Luigi Gallo (inibito fino al 7 febbraio 2013) che "contemporaneamente" era anche anche il consulente sportivo di Marco Gianfranceschi. L'incapacità dell'Italiana Srl di tenere fede agli impegni assunti indusse Fabrizio Garilli a riprendere in mano le redini del club per cercare di scongiurare un fallimento che si era "palesato" nel dicembre dello stesso anno attraverso la richiesta di fallimento avanzata dal Procuratore della Repubblica (Colonna) al Tribunale di Piacenza. Pochi giorni prima infatti era stata contabilizzata una perdita di 2milioni di euro e per cercare di evitare il fallimento subentrò, in qualità di socio unico, Fernanda Salomoni Garilli. La signora Fernanda sottoscrisse il 18 gennaio 2012 un aumento di capitale di 528mila euro, un estremo tentativo di salvare il club perché il precedente capitale era stato utilizzato per coprire le perdite del novembre precedente, tuttavia questo non evitò il fallimento che arrivò nel marzo del 2012. In sostanza il Piacenza, già da anni, manifestava una cronica incapacità di generare cassa e alla situazione debitoria andava aggiunto un contenzioso con l'Agenzia delle Entrate - per effetto di due accertamenti effettuati in relazione agli anni 2006 e 2007 - per un totale di 428mila euro legato ai contributi Enpals e, inoltre, il famoso decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo di 1milione di euro ottenuto dall'avvocato Pilla per un compenso professionale maturato nei confronti del club. Tutto questo portò al fallimento del 21 marzo, causato da un'esposizione debitoria complessiva di 8 milioni di euro.

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