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Dallavalle in estasi: «Non svegliatemi, sono in finale alle Olimpiadi, ho i brividi solo a pensarci. E non è ancora finita»

L'azzurro dopo aver ottenuto il pass per la gara del Salto Triplo: «Non trovo le parole per descrivere queste sensazioni. E' un anno veramente pazzesco»

Dal nostro inviato a Tokyo

«Per favore non svegliatemi. Ho paura di essere ancora addormentato e non vorrei che fosse tutto un sogno. Ho i brividi a pensarci, sono in finale alle Olimpiadi». Andrea Dallavalle è raggiante e ne ha tutti i motivi. Dopo le qualificazioni è il settimo al mondo nel Salto Triplo e fra quarantotto ore tornerà in pedana per la gara che assegnerà le medaglie ai Giochi. Da non crederci, perché un conto è dichiarare alla vigilia che l’obiettivo era l’ingresso nella prova decisiva, un altro ottenerlo veramente, arrivando a giocarsela spalla a spalla con i mostri sacri della specialità.

«E’ andata alla grande. Un salto subito buono è stato sufficiente ed era quello che serviva. posso assicurare che gareggiare alle 9 di mattina è complicato. Mi sono svegliato alle 5 entrando in pedana alle 8.30, fisicamente è stato traumatico. Ma quello che serviva è stato fatto subito, poi mi sono spento. Ho provato al secondo tentativo ma è stata dura».

Tanto che Andrea ha rinunciato alla terza prova in accordo con i tecnici azzurri. «Stavo per entrare in pedana ma mi hanno fermato perché il 16.99 era comunque sufficiente ed era inutile forzare. Sono passato come settimo, per me è un sogno che si realizza, sono troppo contento».

Fa fatica a descrivere il momento che sta vivendo il giovane piacentino. «Non trovo le parole, è un anno veramente pazzesco. Dopo il 17.35 di Grosseto e l’oro agli Europei Under 23 arriva anche la finale olimpica. Incredibile».

E anche i “mostri” della specialità non sono così lontani: ad eccezione di Pedro Pichardo che è atterrato a 17.71, tutti gli altri sono arrivati al massimo a 17.13. «E’ la dimostrazione che c’erano condizioni difficili. A parte il portoricano tutti gli altri hanno sofferto; saltare alle 9 di mattina con il tempo che c’era non si è rivelato semplice».

La pioggia ha dato fastidio, ma la pedana è promossa. «Molto buona, tra l’altro il 16.99 non era neanche un salto tecnicamente corretto perché ho fatto un po’ di confusione. Ma va benissimo così».

Poi Andrea parla del Villaggio Olimpico e delle sensazioni uniche che si vivono all’interno.

«E’ stupendo. Sembra di essere in un quartiere abitato solamente da atleti. Poi è bellissimo perché quando entri nella palazzina dell’Italia anche se facciamo sport diversi tutti guardano le gare degli azzurri e fanno il tifo. Inconri Zaytsev o Gallinari, ti passano di fianco e ti salutano, bellissimo pensare che siamo tutti all’interno della stessa competizione».

E adesso? «Mi riposo un po’ che ne ho bisogno, quindi in finale bisogna saltare lontano. Non è ancora finita. Anzi, è solo l’inizio»

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