Momenti di tensione alla manifestazione contro il Dpcm, ma senza alcun atto di violenza. VIDEO
I rappresentati di palestre, centri sportivi e ristoranti a un certo punto hanno voluto muoversi dalla zona di Piazzale Genova e gli agenti di Polizia, dopo averlo impedito, si sono tolti il casco antisommossa per tranquillizzare la situazione
Il momento più significativo arriva quando, dopo un attimo di stallo, i manifestanti fermi in piazzale Genova chiedono alle forze dell’ordine che li bloccano, in assetto antisommossa, di togliersi il casco. «Fatelo in segno di rispetto per la gente onesta come noi». Poliziotti e carabinieri accettano, mettono in atto un gesto distensivo e parte spontaneo l’applauso di tutte le persone presenti. La tensione si scioglie in un attimo e la manifestazione organizzata dagli esercenti dei pubblici esercizi e dai gestori di impianti sportivi, palestre e piscine prosegue senza alcun problema. «Siamo gente pacifica – spiegano – chiediamo solamente di lavorare, niente di più». Così al grido di “Libertà, libertà» i manifestanti invece di proseguire lungo il Corso prendono tranquillamente il Pubblico Passeggio e via Santa Franca per poi sbucare in Piazza Cavalli, «Quel centro città in cui lavoriamo da 60 anni». Il tutto, sottolineano, senza il minimo problema fatta eccezione per il ritardo nella circolazione delle auto sullo Stradone Farnese.
Poco prima, intorno alle 19, a lato del Liceo Respighi si era dato appuntamento un centinaio di persone per manifestare contro l’ultimo Dpcm del Governo Conte che ha deciso la chiusura di palestre, piscine, centri sportivi e la limitazione per bar e ristoranti. «Sembriamo gli untori anche se noi abbiamo sempre rispettato le regole. Ci hanno obbligato a spendere decine e decine di migliaia di euro per metterci in regola con i protocolli, noi lo abbiamo fatto e i controlli lo hanno certificato. Nonostante tutto ci chiudono nuovamente senza un motivo valido». Alla prima parte della manifestazione, quella “statica” autorizzata dagli organi deputati alla sicurezza, intervengono, fra gli altri, anche Stefano Cavalli, assessore allo sport del Comune e Robert Gionelli, Delegato provinciale del Coni per manifestare la loro solidarietà all’intero movimento.
Poi, dopo il momento di tensione, tutti in piazza Cavalli dove dietro lo striscione con la scritta “Piacenza non morirà un Dpcm alla volta”, “Se lavorare non è più un diritto pagare le tasse non è più un dovere” e “E’ facile per chi ha lo stipendio sicuro dire agli altri di stare a casa” arrivano gli ultimi discorsi. «Siamo rimasti chiusi per mesi, nel momento in cui stavamo ripartendo ci bloccano nuovamente. Abbiamo perso il 50 per cento del fatturato e subìto un danno d’immagine enorme, adesso ci vengono proposti contributi ridicoli. Noi non vogliamo la carità, vogliamo lavorare».