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I 50 anni dei Lyons nel ricordo del primo capitano

Un balzo all’indietro di 50 anni, a quel 13 settembre del 1963 dove al bar Stadio iniziò ufficialmente l’avventura dei Lyons. Una sorta di nozze d’oro che stasera verranno festeggiate al PalaBanca (con inizio alle 21) dai Leoni nuovi e “antichi”...

Un balzo all’indietro di 50 anni, a quel 13 settembre del 1963 dove al bar Stadio iniziò ufficialmente l’avventura dei Lyons. Una sorta di nozze d’oro che stasera verranno festeggiate al PalaBanca (con inizio alle 21) dai Leoni nuovi e “antichi”. Il passo del gambero lungo mezzo secolo lo compie Ilvo Casana, il giocatore che detiene due record nella storia della società piacentina: è stato il primo capitano e anche il primo marcatore in una gara ufficiale.
«Le basi dei Lyons - spiega - vennero gettate un anno prima, nel 1962. Il nostro professore di ginnastica era Gioia, zio di Melchiorre Dadati. E fu proprio Dadati a presentarsi alle Industriali proponendo di creare una squadra di rugby per partecipare agli Studenteschi».
Nessun campo dove allenarsi, la preparazione iniziava alle 18 nella palestra dell’Itis dove Dadati spiegava le regole e i primi rudimenti di quel gioco così strano.

SI PARTE - «Nonostante una preparazione così improvvisata arrivammo secondi alle spalle dello Scientifico e alla fine dei campionati Dadati ci chiese se volevamo proseguire la nostra avventura iscrivendoci a un torneo regionale giovanile, visto che eravamo tutti minorenni».
Ritrovo al bar Stadio per discuterne: «Eravamo in dieci, forse dodici e una volta deciso che avremmo costituito la squadra si pose il problema del nome». A questo punto i ricordi dei presenti divergono. L’unica cosa certa è che nell’elenco vennero inseriti Cooks, Ramarri e Lima Lima. «A quanto rammento - spiega Casana - entrò nella saletta posteriore, dove ci eravamo sistemati, un signore che ascoltò la nostra conversazione e poi intervenne dicendo: perché non scegliete il nome Lyons? In molti erano d’accordo, anche per provare a sfruttare un eventuale aiuto economico dei Lions Club. Mi risulta anche che qualcuno provò a chiedere un contributo, ma senza risultati positivi».
Dadati scelse proprio Casana come primo capitano. «Il motivo? Non ne ho idea, forse perché giocavo in un ruolo, l’arrière (l’attuale estremo), che si prestava, o forse perché ero anche il calciatore e a quei tempi molte gare si decidevano con i piazzati».

CONTRIBUTI - La cassa era vuota, bisognava arrangiarsi. I giocatori si autotassavano (100 lire a settimana), la federazione aiutò con la prima muta di maglie, rossonere a strisce orizzontali, mentre dall’Esercito arrivarono mutande militari trasformate in pantaloncini. Gli allenamenti erano sempre in palestra e per giocare ci si accontentava dei campi disponibili.
«La prima partita la disputammo a San Rocco e il calendario ci mise subito di fronte alle Terme Sant’Andrea, l’altra formazione di Piacenza che aveva alle spalle una buona tradizione e poteva contare sulla prima squadra nella massima serie».
I Lyons a sorpresa vincono 6-3, con due piazzati di Casana al termine di una gara entrata nella storia. «Eravamo una squadra tutta grinta e non poteva essere altrimenti, visto che conoscevamo a malapena le regole. Oltretutto dopo pochi minuti Paolo Valenti si infortunò e giocammo quasi tutto l’incontro in inferiorità numerica. Se non ricordo male ci furono anche due espulsi, uno per parte, e noi finimmo in tredici. Però quella vittoria ci servì per iniziare a credere nelle nostre possibilità: se avevamo battuto le Terme Sant’Andrea voleva dire che potevamo giocarcela anche in un campionato federale».

A PIEDI - Infatti arrivano le vittorie con Bologna, Modena («ricordo ancora la trasferta, in treno e poi cinque chilometri a piedi con la sacca sulle spalle per raggiungere il campo»), il pareggio nel ritorno con le Terme Sant’Andrea e l’unica sconfitta per mano di Parma, che costò il primo posto nel girone e la qualificazione alla seconda fase.
«Negli anni successivi - spiega ancora il primo capitano dei Lyons - si è molto parlato del derby d’esordio. In realtà a quei tempi la rivalità fra le due società non esisteva. Anzi, l’idea di Dadati era proprio quella di creare una società che allargasse il bacino dei rugbysti piacentini per poi farli confluire nelle Terme Sant’Andrea, visto che i Lyons non avevano una formazione seniores».

AMICIZIA - E cita quanto successe a fine stagione. «Terminata l’annata ci ritrovammo tutti alla Malpaga per la cena di fine campionato, dove Dadati invitò anche Gigi Savoia, lo storico allenatore dell’altra squadra piacentina. Al termine loro due, insieme, chiesero a chi non poteva più essere schierato nelle giovanili per raggiunti limiti di età se avessero voluto giocare nelle Terme Sant’Andrea. E io, insieme ad altri, accettai. Dadati non era in contrapposizione con l’altra società, anzi fra lui e i dirigenti c’era amicizia e stima reciproca. La rivalità è nata successivamente, lui aveva l’unico obiettivo di allargare il parco giocatori consentendo a chi ne avesse le possibilità di proseguire l’attività anche in prima squadra».

E per sottolinearlo Casana ricorda l’ultimo episodio, un anno dopo quello storico esordio.
«Ci eravamo ancora iscritti agli Studenteschi ma io avevo già fatto il mio esordio in Serie A. Chiesi a Dadati di giocare almeno qualche partita ma lui non mi mise in campo nemmeno un minuto. Il suo obiettivo principale era coinvolgere il maggior numero possibile di giovani, vincere passava in second’ordine».

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