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Nuoto - Ponzanibbio, il Re Mida dello sport piacentino

C’è una sola domanda a cui Gianni Ponzanibbio non sa rispondere: «Quanti titoli italiani ho vinto da allenatore? Non lo so». Le otto vittorie agli ultimi Tricolori giovanili vanno ad arricchire un curriculum che il tecnico della...


C’è una sola domanda a cui Gianni Ponzanibbio non sa rispondere: «Quanti titoli italiani ho vinto da allenatore? Non lo so». Le otto vittorie agli ultimi Tricolori giovanili vanno ad arricchire un curriculum che il tecnico della Vittorino ha iniziato a scrivere più di dieci stagioni fa. Il record infatti è di quelli da sottolineare con l’evidenziatore: da dodici anni Ponzanibbio conquista almeno una medaglia agli Italiani. Probabilmente è l’allenatore piacentino più vincente degli ultimi due-tre decenni, ma se glielo dite lui cambia immediatamente discorso non senza nascondere un po’ di imbarazzo.
Questi dati dovrebbero essere sufficienti per farne un personaggio, invece Ponzanibbio preferisce rimanere a bordo vasca o sulle tribune con il cronometro in mano, lasciando i riflettori ai suoi allievi. Nuotatori che magari fa entrare in piscina quando sanno appena stare a galla e che spesso porta a volare sull’acqua, fino al titolo Tricolore.

«Quest’anno - spiega - i risultati sono andati oltre le aspettative. La ricetta? Abbiamo avuto la fortuna di trovare un gruppo di atleti con tanta voglia, che si è affidato al nostro staff. I meriti vanno divisi fra i ragazzi e alla società, che ci ha fornito una struttura di prim’ordine».

Il tuo primo titolo te lo ricordi?
«Quello sì. Con Frovi e Manvuller; era il ‘95 o il ‘96. Sull’anno ho qualche dubbio, ma la piscina e il momento li ho bene impressi nella mente».

Qual è il segreto di tutti questi successi, che arrivano puntuali ogni anno da più di un decennio?
«La continuità e la fortuna di restare sempre alla Vittorino, dove ho potuto creare uno staff valido. L’ambiente è l’ideale per fare sport a livello giovanile ma non solo».

Chi vince tanto tende a fossilizzarsi, d’altronde non è semplice cambiare quando si arriva sempre davanti agli altri. Tu invece hai avuto anche il coraggio di modificare qualcosa, a iniziare dall’accordo con la Dds.
«Vero. Io penso che i cambiamenti portino entusiasmo nell’ambiente e poi bisogna avere la capacità di guardare avanti. Gli atleti di alto livello necessitano di supporti strutturali ed economici che vanno oltre quanto può dare una società come la Vittorino, che già sta facendo tantissimo. La sinergia con la Dds ha permesso a entrambe le realtà di migliorare».

Una collaborazione che ha consentito a Piacenza di arrivare al vertice in Italia.
«Il mio obiettivo iniziale era trovare qualcuno che ci supportasse nella crescita dei nostri giovani più validi, permettendo agli atleti di continuare ad allenarsi alla Vittorino».

Tanti si lamentano giustificando gli insuccessi con la crisi economica e l’impossibilità di investire. Voi invece continuate a vincere.
«Il problema esiste, la società ci ha supportato ma le famiglie hanno dovuto fare grandi sacrifici. Gli accordi con altre società sono utili anche in questo campo».

Se dovessi descrivere il tuo più grande pregio e il tuo più grande difetto?
«Il pregio è che faccio le cose con la stessa voglia di vent’anni fa, quando ci troviamo a parlare della stagione successiva il più entusiasta sono sempre io. Il difetto: a volte tendo a chiudermi un po’, ha ragione chi dice che in alcune occasioni sono un orso».

Il rammarico più grande in questi anni da tecnico?
«Il dispiacere c’è sempre quando qualcuno dei miei atleti smette».

Quali sono le caratteristiche che un ragazzo deve avere per diventare un buon nuotatore?
«Stiamo parlando di uno sport che fin dall’età giovanile richiede un impegno importante. Per questo le caratteristiche principali sono la costanza e la serietà».

Tantissimi successi a livello giovanile, meno a livello seniores. C’è un motivo particolare o è solo casualità?
«Il motivo c’è: lo abbiamo appena detto, ci vuole grandissimo impegno e non sempre i risultati arrivano. Bisogna sempre fare qualcosa in più, sacrifici enormi che in pochi riescono a sopportare. Per quanto riguarda noi come Vittorino, se vogliamo continuare a crescere anche fra i seniores dovremo puntare ad accompagnare i ragazzi fino all’altissimo livello mettendo a disposizione quello di cui hanno bisogno».

Gianni Ponzanibbio tecnico vincente e stimato, non pensi di poter meritare qualcosa in più anche dal punto di vista professionale?
«Non credo. Io mi ritengo una persona estremamente fortunata, faccio questo mestiere da tanti anni e a stare con i giovani ti senti sempre un ragazzino. Penso di avere avuto e di meritarmi quello che mi sono costruito. La chiamata in Nazionale ai campionati della Gioventù europea mi ha reso orgoglioso, spero possano esserci altre occasioni simili, ma il mio obiettivo non è sicuramente quello».

Domanda difficilissima: la vittoria che ti ha più soddisfatto in assoluto?
«Forse la prima. Adesso i titoli Tricolori li vivo più da spettatore e mi piace maggiormente, anche perché a vincere non fai mai l’abitudine. Magari all’inizio avevo più ambizioni e volevo dire: sono io il tecnico di quel ragazzo che ha conquistato l’oro. Adesso resto in disparte e forse me la godo molto di più».

Dove vedremo Gianni Ponzanibbio fra dieci anni?
«Mi auguro qui alla Vittorino, perché vorrà dire che avremo fatto un ottimo percorso. E se non sarà qui spero di continuare a vivere in maniera molto serena nel mondo dello sport».

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