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Vignati e l'incontro con Armstrong a Piacenza al Giro 2006

I piacentini si ricorderanno il loro contatto - per molti l'unico - con Lance Armstrong l'11 maggio 2006 quando il texano, nelle vesti di direttore sportivo, guidava al Giro d'Italia la squadra Discovery Channel (nata sulle ceneri della Us Postal)...

I piacentini si ricorderanno il loro contatto - per molti l'unico - con Lance Armstrong l'11 maggio 2006 quando il texano, nelle vesti di direttore sportivo, guidava al Giro d'Italia la squadra Discovery Channel (nata sulle ceneri della Us Postal) nella quinta tappa cronosquadre con partenza da Piacenza e arrivo a Cremona. Quel giorno il cowboy dagli occhi ghiaccio non scese quasi mai dalla sua ammiraglia, prima barricato dietro i vetri scuri nel parcheggio di Viale Malte e solo successivamente lanciò ai cronisti piacentini una sola frase, strappata in Piazza Cavalli, quando abbassò il finestrino della macchina per salutare un altro grande campione e suo amico, il piacentino Pierangelo Vignati, oro alle ParaOlimpiadi di Sydney 2000 nel ciclismo. Oggi Vignati non corre più, è stato Head Coach della nazionale di ciclismo rumena e attualmente ricopre il ruolo di dirigente nazionale settore sport disabili e ciclismo presso l'ASI (Alleanza Sportiva Italiana) e ha accompagnato, in qualità di commentatore tecnico Rai, la spedizione azzurra alle ParaOlimpiadi di Londra 2012. Ma facciamo un salto indietro e gli chiediamo una sua opinione sull'amico Armstrong e sulla notizia del giorno: è nudo il re oppure è nudo il ciclismo in generale?

A PIACENZA - «Sì mi ricordo molto bene quel giorno - ci spiega Vignati - c'eravamo conosciuti qualche anno prima anche se non ci siamo mai frequentati, tuttavia mi invitò alla sua granfondo. Ci conoscemmo perché io ero già medaglia d'oro olimpica e poi avevo aderito immediatamente alla sua fondazione Livestrong. Sinceramente non ho visto la trasmissione e ho letto ancora meno di questa faccenda, alcuni amici americani mi avevano aggiornato su quello che aveva detto nell'intervista prima delle agenzie di stampa, ma credo che si debbano fare delle distinzioni se vogliamo affrontare il tema». Prego.

CICLISMO - «Innanzitutto dobbiamo capire di cosa parliamo. Dire che il Re è nudo ci può stare certo, ma solo a livello professionistico. Il ciclismo però non sono solo i Pro, ma sono anche quelli, soprattutto, che inforcano la bicicletta al sabato e alla domenica per passione. Il ciclismo è uno sport e vive sulla passione di milioni di persone e sarà sempre così quindi, al massimo, ad aver subito un duro colpo è stato il professionismo ma non il ciclismo in generale. Purtroppo oggigiorno anche tra gli amatori c'è un eccessivo agonismo che può sconfinare in pratiche pericolose, ma è per questo motivo che dico che la Federazione deve tutelare il ciclismo amatoriale con regole precise che devono essere riconosciute da tutti e rispettate, ed è per questo motivo che dico che la Federazione e gli Enti di promozione sportiva riconosciuti CONI devono tutelare il ciclismo amatoriale con regole precise. Poi c'è la parte professionistica del ciclismo, che può piacere o no e i problemi nascono dai dirigenti che non hanno mai capito come intervenire attraverso i regolamenti».

ARMSTRONG - La notizia del giorno, se vogliamo dell'anno, o forse del secolo, è che il recordman di vittorie al Tour de France ha ammesso di aver barato facendo uso di doping. «Molte considerazione che si fanno su Armstrong sono demagogia, come la è stata togliere ad anni di distanza le vittorie al Tour. Chi c'era dietro di lui in quelle vittorie? Mi sembra abbia detto (la sue parole sono state «su 200 corridori ce n'erano forse 5 puliti», ndr) chiaramente che lui faceva parte di un sistema, non che era "il sistema". Ripeto - prosegue Vignali - dire il "Re è nudo" posso anche accettarla come considerazione ma lascia il tempo che trova. Il caso Armstrong scoperchia definitivamente il vaso di Pandora del ciclismo e, secondo me, questa può essere davvero l'occasione per mettere un punto e ripartire cercando di capire, in primis, dove vuole andare il ciclismo dei professionisti. Paradossalmente la sua ammissione dà un assist pazzesco a questo mondo».

L'UOMO - «A me sinceramente ha colpito quando ha parlato della sua vita - chiude il campione piacentino - dicendo che aveva una vita perfetta ma che in realtà non era così. Comunque, tralasciando il discorso doping per un attimo, posso dire che nel bene e nel male Armstrong ci ha insegnato molto e rimarrà nella storia. Il male mi sembra ovvio, nel bene è fuori discussione che lui abbia rivoluzionato il modo di intendere il ciclismo professionistico con budget diversi e sistemi di allenamento e un approccio alle manifestazioni difficilmente raggiungibile. Per quanto riguarda il doping: quello è, non ci sono molte considerazioni da fare».

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