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Ciclismo

Giro d'Italia e Piacenza: una storia lunga 90 anni

Venerdì prossimo, 17 maggio, il Giro d’Italia tornerà ad attraversare Piacenza, a soli due anni dall’ultimo passaggio, rinnovando ancora l’antico legame tra la nostra città e la “corsa rosa”. Bisogna infatti fare un balzo a ritroso di ben...

Venerdì prossimo, 17 maggio, il Giro d’Italia tornerà ad attraversare Piacenza, a soli due anni dall’ultimo passaggio, rinnovando ancora l’antico legame tra la nostra città e la “corsa rosa”.

Bisogna infatti fare un balzo a ritroso di ben novantadue anni per celebrare il debutto del “Giro” sulle strade della Primogenita. E precisamente occorre tornare al 10 giugno 1921, quando transitò la penultima tappa della manifestazione, la Parma-Torino di 320 chilometri. Visti i chilometraggi, all’epoca si disputava una frazione ogni due giorni e le partenze venivano date all’alba. Erano dunque solo le sette del mattino quando i concorrenti, provenienti da Fiorenzuola, giunsero a Barriera Cavallotti (l’attuale Barriera Roma) percorsero la circonvallazione attraversando Barriera Vittorio Emanuele (Barriera Genova) e Barriera Taverna (Barriera Torino), quindi proseguirono per Sant’Antonio. Molto meno fugace fu l’apparizione dei “girini” del 17 maggio 1927, quando una grande folla si assiepò lungo la strada per assistere al passaggio della Torino-Reggio Emilia di 321 chilometri. La nostra città era stata scelta come sede del controllo delle firme e del rifornimento, operazioni che si svolsero a Barriera Vittorio Emanuele, presso la trattoria “Bellaria”. Provenienti dal Passo Penice, dove avevano incontrato freddo polare e addirittura la neve, i primi giunsero sul vialone tra la Galleana e Barriera Vittorio Emanuele verso le 12 e 32, capeggiati da Bresciani, che vinse anche il traguardo a premio. Gli occhi di tutti cercavano però di scorgere i numeri 61, 74 e 197, vale a dire i piacentini Giovanni Marani, Rodolfo Betta e Mario Borsotti, che però non facevano parte del gruppo di testa formato da una cinquantina di atleti. Betta giunse alle 12 e 50, insieme ad altri corridori di buon livello. Alle 13 e 40 fu la volta di Borsotti, che terminò la frazione febbricitante e subito si ritirò. Alle 14 e 45 passò il giovane Marani.

Ben diversa per Borsotti fu la giornata dell’8 giugno 1929, quando nella sua città passò in testa al gruppo durante la penultima frazione del “Giro”, la Parma Alessandria di 153 chilometri. Il plotone compatto giunse a Barriera Roma e percorse la circonvallazione esterna, accolto dagli applausi  dei tifosi e dei bambini di tante scolaresche radunati lungo la strada per assistere al passaggio della corsa. Ormai avviato a concludere felicemente per il secondo anno consecutivo la “corsa rosa”, Borsotti a Barriera Torino si fermò qualche istante per rifornirsi di viveri e poi proseguì insieme agli altri verso Castelsangiovanni. Il 7 giugno 1936 a transitare a Piacenza fu invece l’ultima tappa, la Salsomaggiore-Milano di 248 chilometri. I concorrenti, raggiunta Barriera Roma, non attraversarono la città, ma furono dirottati all’esterno e poi, a Barriera Genova, si diressero verso Bobbio, per affrontare poi la salita del Penice, dove la Bartali scollinò per primo al Gran premio della Montagna: il toscano aveva saldamente sulle spalle la maglia rosa, ma evidentemente non voleva correre rischi.

Dopo undici anni e una guerra, il Giro d’Italia tornò a Piacenza in occasione dell’edizione del trentennale. Il 26 maggio 1947, nella terza frazione, la Genova-Reggio Emilia di 220 chilometri, il gruppo arrivò alle porte della città dopo aver percorso la Val Trebbia su strade interamente sterrate (tutti i giornali nazionali parlarono di “tappa della polvere”): al rifornimento del Pubblico Passeggio, si  presentò per primo il caorsano Medoro Zanacchi, festeggiatissimo dai tifosi. Il 24 maggio 1950 si registrò il passaggio a Piacenza della prima tappa Milano-Salsomaggiore di 225 chilometri. A San Lazzaro Alberoni, proprio davanti alle officine Arbos, il traguardo volante vide sfrecciare davanti a tutti lo “specialista” Corrieri. Nel 1952, il 17 maggio, il Giro d’Italia fece nuovamente passerella a Piacenza con la sua tappa inaugurale, la Milano-Bologna di 217 chilometri. Dal ponte sul Po sbucò un gruppetto composto da Carrea, Gervasoni, Frosini, Volpi e Corrieri. Proprio quest’ultimo, fedele luogotenente di Bartali, transitò primo ai traguardi posti in viale Sant’Ambrogio e in via Colombo. Il 4 giugno 1956, in occasione della Rapallo-Lecco di 278 chilometri, i concorrenti raggiunsero Piacenza provenienti dal Parmense. Dopo la vittoria di Ferlenghi nel traguardo volante di Carpaneto, allungò solitario Petrei, che si aggiudicò il premio messo in palio in viale Sant’Ambrogio e il successivo traguardo di Codogno. La prima tappa del 45° Giro d’Italia, la Milano-Tabiano Terme di 185 chilometri, attraversò Piacenza il 19 maggio 1962. Provenienti da via Emilia Pavese, sotto una pioggia battente che però non scoraggiò il numeroso pubblico, un tre battistrada si contesero il “traguardo tricolore” posto sullo Stradone Farnese, dove Franchi precedette Giusti e Sanemeterio. Il 1° giugno 1966 Piacenza vide il passaggio della tappa più lunga del 49° Giro d’Italia, la Parma-Arona di 267 chilometri. Con Adorni in maglia rosa, dalla via Emilia i concorrenti raggiunsero Barriera Roma e poi percorsero il ponte sul Po per proseguire la loro corsa in territorio lombardo.

Giornata storica quella del 27 maggio 1968, che vide la nostra città per la prima volta sede di un arrivo di tappa: ai piedi di Palazzo Farnese, infatti, si concluse la Alessandria-Piacenza di 170 chilometri. La frazione iniziò a movimentarsi salendo da Varzi al Passo Penice, dove scollinò per primo lo spagnolo Mariano Diaz. Nella marcia di avvicinamento a Piacenza, poi, si avvantaggiò un gruppo di dieci atleti, che attraversò una prima volta a Piacenza già con un discreto vantaggio. Dopo essere transitati anche Piazza Cavalli e Corso Vittorio Emanuele, i corridori puntarono su Podenzano e quindi San Giorgio, per poi tornare verso la città. La volata dei battistrada fu emozionante e drammatica, con il vincitore Guerrino Tosello e il secondo classificato, Adriano Durante, che entrarono in collisione subito dopo la linea d’arrivo: ad avere la peggio fu proprio Tosello, costretto al ritiro per la frattura della clavicola. Il giorno dopo la tappa ripartì da San Giorgio Piacentino e transitò subito dopo ancora a Piacenza, per poi concludersi dopo 225 chilometri a Brescia.

Il Giro d’Italia ripassò il 17 maggio 1975, nel corso dell’inaugurale Milano-Fiorano Modenese di 177 chilometri. Il tradizionale traguardo a premio di viale Sant’Ambrogio stavolta lo vinse il combattivo spagnolo Francisco Galdos, che tre settimane dopo avrebbe poi conteso la maglia rosa a Bertoglio sulla salita dello Stelvio. Il 4 giugno 1977 passò a Piacenza la tappa più lunga del 60° Giro d’Italia, la Voghera-Vicenza di 247 chilometri. Provenienti da Castelsangiovanni, i corridori transitano ad andatura turistica proseguendo verso Cremona. La Torino-Parma di 243 chilometri  attraversò Piacenza il 18 maggio 1980. Al traguardo volante posto in via Radini Tedeschi, Tosoni precedette Ceruti, con il quale si era leggermente avvantaggiato.

Il 28 maggio 1986, uno sprint a ranghi compatti decise il secondo arrivo di tappa nella nostra città. Sul Pubblico Passeggio, Guido Bontempi vinse la Foppolo-Piacenza di 196 chilometri, davanti a Vanderarden, Allocchio, Baffi e Rosola. L’indomani, la cronometro individuale Piacenza-Cremona salutò una delle tante imprese di Francesco Moser, primo nella città del Torrazzo al culmine di una cavalcata di 36 chilometri condotta sul filo dei 50 km/h, che lo pose nettamente davanti a specialisti come Thurau, Worre, Prim, Saronni e la maglia rosa Visentini. Il “Giro” ripercorse ancora le nostre strade il 2 giugno 1988, in occasione della Parma-Colle San Bosco di 229 chilometri. Attraversata la parte orientale della provincia lungo la via Emilia Parmense, il gruppo compatto toccò Barriera Roma, Barriera Milano e Barriera Torino, proseguendo verso Castelsangiovanni.

La “corsa rosa” tornò, e in grande stile, l’11 maggio 2006, riproponendo la Piacenza-Cremona, ancora una cronometro, ma questa volta a squadre: all’ombra del Torrazzo, dopo 38 chilometri tiratissimi, il Team CSC superò di un solo secondo la formazione della T-Mobile. Un’attesa di cinque anni e i “girini” sfrecciarono nuovamente lungo le nostre strade domenica 8 maggio 2011, durante la frazione più lunga di quell’edizione: la Alba-Parma di 244 chilometri. Il plotone, anticipato da un fuggitivo, il tedesco Sebalstian Lang, si presentò a Barriera Torino proveniente da Castelsangiovanni e San Nicolò, per percorrere viale Malta, via Venturini, Stradone Farnese, Piazzale Libertà, viale Patrioti, Piazzale Roma, via Colombo e la via Emilia fino a Parma, dove Alessandro Petacchi bruciò allo sprint il favorito Cavendish. 
Graziano Zilli

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