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Serie C

Pro Piacenza - Qualche raggio di serenità, ma la frattura fra spogliatoio e proprietà rimane

Il pagamento degli stipendi netti ha sicuramente restituito un po' di serenità, ma i giocatori sono ancora indecisi, alcuni hanno intenzione di ritirare la messa in mora altri no. E domenica c'è una partita importante contro la capolista Piacenza

Tregua armata, che potrebbe portare alla sospensione della messa mora ma di certo non sposta di molto i contenuti scritti nelle ultime settimane in casa Pro Piacenza.
Sicuramente il fatto che nella giornata di giovedì siano stati saldati gli stipendi netti dei giocatori relativi ai mesi di luglio e agosto è una buona notizia, sui contributi invece non abbiamo alcuna certezza. Tuttavia, come detto all’inizio, la questione non si sposta di molto. Diamo sicuramente atto al dg Londrosi di essersi gettato a capofitto in una situazione complessa, ma non possiamo distogliere lo sguardo dalle mancanze della proprietà che ha iniziato a ragionare da società solamente a novembre inoltrato, con una messa in mora in atto, mentre tra luglio e ottobre sembra si sia scherzato. E la domanda senza risposta è: perché?
Parlavamo di tregua armata perché il pagamento degli stipendi (per molti calciatori solo agosto perché il grosso della rosa è arrivato in quel mese) ha certamente rasserenato un filo il clima nello spogliatoio, ma la situazione rimane comunque delicata.
Alcune “storie” pubblicate dai giocatori del Pro nelle scorse settimane su Instagram cristallizzavano il pensiero di sfiducia nei confronti della proprietà tanto che alcuni calciatori non erano d’accordo sulla revoca dello sciopero contro la Lucchese, ma qui evidentemente la ragione di stato e le rassicurazioni di Pannella - seguite dai fatti - hanno fatto cambiare idea. Risulta infine che non tutto lo spogliatoio sia d’accordo nella revoca della messa mora che è attiva da oltre 10 giorni.
Rimane comunque insufficiente quanto fatto finora, bene gli stipendi estivi, ma manca ancora tanto, troppo, per distogliere l’attenzione a partire dal settore giovanile su cui abbiamo acceso i riflettori perché sembrava che i problemi fossero in seno solo alla prima squadra.
 

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