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Piacenza - Due occasioni sprecate per la B ma l'annata rimane positiva. Il punto

Il difensore Davide Bertoncini ha riportato una frattura scomposta alla mandibola e un taglio al labbro. La TAC ha escluso guai peggiori, nelle prossime ore è previsto un consulto medico. La dirigenza vuole ripartire da Franzini

Tagliaferri auto copia-2Piangiamo ancora e, per la seconda volta in poco più di un mese, ci si ritrova a rielaborare il lutto. Non andremo in serie B (anche se, di questi tempi, non si sa mai). Difficile da mandare giù dopo aver intravisto il traguardo. Tuttavia, c’è sempre un’altra stagione. E dalle sconfitte si impara sempre. Partiamo da ieri: il Piacenza è arrivato alla doppia sfida senza energie da opporre a una squadra, il Trapani, che gli era superiore come rosa, come impianto di gioco e come stato di forma generale. Anche vincendo all’andata, sarebbe stato comunque difficile portare a casa la pelle dalla Sicilia. Prima però una notizia importante: il difensore Davide Bertoncini, vittima di un violento scontro di gioco, ha riportato una frattura scomposta alla mandibola e un taglio al labbro. La TAC ha escluso guai peggiori, nelle prossime ore è previsto un consulto medico e sarà probabile un'operazione.

L’allenatore, Arnaldo Franzini, è il maggiore destinatario di critiche in queste ore. Gli si imputano la mancanza di coraggio, lo spirito catenacciaro e una gestione dei cambi non ottimale (a molti non è andata giù la sostituzione di Ferrari). Ora, Franzini non ha bisogno di essere difeso da nessuno: i numeri di questi anni di C lo fanno già. Sempre ai play off. Ogni anno sempre meglio. Quest’anno è arrivato a 5 minuti dalla B, con 77 punti conquistati sul campo (i tre contro il Pro Piacenza gli sono stati tolti). E questi numeri vanno letti alla luce di una considerazione: negli anni la squadra è migliorata sempre di più, grazie ai sacrifici della dirigenza e a una scelta spesso oculata dei giocatori sul mercato (a cui lui contribuisce sempre). Ma non è mai stata più forte delle rivali. Non è facile vincere di per sé. Lo è ancora meno quando a competere ci sono piazze altrettanto importanti, con budget più grandi. Oppure c’è chi si accaparra i giocatori migliori sul mercato, offrendo ingaggi faraonici che poi non riesce a pagare. Dunque, c’è un gap che negli anni si è assottigliato, ma c’è, e Franzini è stato bravo a colmarlo quasi completamente. Lo ha fatto badando al sodo, con un gioco poco spettacolare ma concreto e che, indiscutibilmente, ha portato risultati.

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