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Piacenza-Cremonese è la Partita. Le ore prima del fischio d'inizio del derby

Il nostro giornalista Nicolò Premoli racconta come sono le ultime ore di un tifoso prima del fischio d'inizio

Ho aspettato tutta settimana questo giorno.
Ma no, chi voglio prendere in giro: lo aspetto da tutta una stagione. Da quando loro sono entrati nel nostro campo l’ultima volta. In quel campionato maledetto.
Ho aspettato il momento di alzarmi la mattina, ritrovarmi faccia a faccia con la domenica.
Una domenica cerchiata in rosso sul calendario.
“Il dodici febbraio non ci sono per nessuno”. Nessuno. Ho un appuntamento con la mia squadra e non mancherò per nulla al mondo, puoi starne certo.
Anche se il termometro segnasse trentotto di febbre e se la moglie passasse alle minacce di centri commerciali per due mesi da lì a venire.
Dalle quattordici e trenta non ci sarò. Per almeno novanta minuti più recupero casa mia sarà il Garilli. Rettilineo o tribuna, non mi importa.
Sarò lì a cantare per quei colori che mi hanno fatto piangere.
Di gioia o di rabbia. Sotto la pioggia o con il caldo che non dà tregua in quello che chiamano calcio d’estate.
Sono già davanti ai cancelli. Giro in tondo e fisso le gradinate ancora vuote. Vuote ancora per qualche ora.
Prima della partita. Prima della battaglia.
Spengo la testa, accendo la passione. Mi preparo a cantare. A tornare a casa senza voce.
Con il cuore pulsante. Comunque vada, comunque finirà.

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