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Dilettanti - Sugli allenamenti ci sono dubbi. Alcuni provano ad aggirare la norma con le "liberatorie" personali

Il decreto del Governo parla di staff medico presente e controlli idonei a contenere la diffusione del coronavirus, ma non c'è chiarezza e il Crer è in attesa. Alcune società provano la via della liberatoria: deprimente e inutile perché non può superare una norma

Gira e rigira non ci si può allenare. O meglio, le società del calcio dilettanti possono anche sostenere le sedute negli impianti (ovviamente a porte chiuse) ma il nuovo decreto emesso dalla presidenza del Consiglio dei Ministri è piuttosto chiaro nel “comma” sui controlli sanitari: “prima di ogni seduta bisogna avere del personale medico che controlli la situazione sanitaria di ogni singolo tesserato”. Va da sé che nessuna squadra dilettantistica, o almeno quasi nessuna, è in grado di avere a disposizione uno staff medico.
Si allena solo chi ha un dottore che non solo deve essere presente alla seduta ma deve controllare la salute di ogni singolo giocatore, provare la febbre e più in generale «mettere in atto tutti i controlli idonei a contenere la diffusione del coronavirus» anche se proprio quest’ultimo punto non è molto chiaro e lascia nel dubbio le società tant’è che nell’ultimo comunicato del Crer - che fa una netta retromarcia su quello di poche ore prima in cui si concedeva il via libera a Eccellenza, Promozione e Prima Categoria - si blocca nuovamente tutto parlando proprio di «chiarimento dell’articolo 1, comma 3, lettera C del decreto dei Ministri che stabilisce i controlli tra atleti, tecnici, dirigenti e accompagnatori idonei a contenere la diffusione del coronavirus».
Su questo fronte la Federazione Medici Sportivi dà delle indicazioni (pdf da scaricare a fondo pagina).
Infine, da quanto abbiamo raccolto, sembra addirittura che ci sia qualche squadra che provi ad aggirare il decreto presentando le liberatorie dei giocatori: un’idea deprimente e che non risolve alcunché visto che non esistono documenti personali in grado di superare un decreto legge. Chi non rispetta le regole rischia grosso: multe salatissime e responsabilità penale personale.

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