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Baldrighi: «Il calcio? C'è tempo per parlarne. Adesso pensiamo a mettere in sicurezza chi lavora in prima linea e prova a sconfiggere il virus»

Il team manager del Fiorenzuola: «Penso che la situazione di emergenza sia stata sottovalutata». Sulla stagione: «Non mi interessa la classifica, vorrei riprendere solo perché significherebbe che siamo tornati alla normalità. Ma sarà dura»

Luca Baldrighi è una delle anime del Fiorenzuola. Dirigente, team manager, consigliere, sponsor, trovate un ruolo e lui ce l’ha. Ma soprattutto è un grande appassionato dei colori rossoneri, quegli stessi colori che per ora sono accantonati in un angolo della mente, concentrata in uno dei momenti più tragici nella storia del nostro territorio. «Con i giocatori – spiega al telefono - ci sentiamo tutti i giorni, la preoccupazione più grande è lo stato di salute di ognuno di noi. A Piacenza stiamo perdendo tantissime vite umane, lo sport in questo periodo è l’ultimo problema della lista».

Titolare, insieme al fratello Daniele (vicepresidente del Fiorenzuola) della Nuova Caser, ha dimostrato con i fatti di mettere sempre la salute al primo posto. «In azienda abbiamo un doppio canale, vendita al dettaglio e all’ingrosso. Il negozio è stato chiuso il 12 marzo, ben prima che arrivassero gli obblighi previsti dai decreti, per nostra scelta. C’erano troppe incognite e si iniziava a comprendere la misura di un vero e proprio disastro, non volevamo mettere in pericolo nessuno».

Ma con l’ultima norma della Presidenza del Consiglio, che di fatto obbliga Baldrighi a chiudere per altre due settimane, nascono nuovi problemi. «Noi riforniamo aziende del settore alimentare ed energetico, già ieri abbiamo avuto telefonate di clienti che ci chiedevano strumenti per loro indispensabili. Come ci muoviamo? Ci siamo rivolti alla Prefettura per capire cosa possiamo fare senza ovviamente violare alcun decreto».

Perché in effetti in questo periodo la comunicazione è stata gestita in modo particolare. «Non si può annunciare una chiusura il venerdì sera per il lunedì, non è possibile organizzarsi in tempo. Il problema secondo me – racconta Baldrighi – è che nessuno si aspettava un’emergenza simile, lo dimostra la difficoltà attuale di avere tamponi ed esami anche solamente per il personale sanitario, vale a dire chi ne avrebbe assoluto bisogno perché lavora in prima linea e deve farlo in assoluta sicurezza. Allargo il discorso: penso che se ci avessero messo da subito in zona rossa forse oggi non staremmo pagando un tributo così alto di vite umane».

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