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Calcio giovanile

Inchiesta Sportpiacenza - Pelò: «Qualcosa va cambiato, ma è difficile trovare una soluzione che soddisfi tutti»

Il delegato provinciale della Figc: aperti a qualsiasi suggerimento, con il Comitato regionale stiamo valutando la situazione. Cambiamenti per il prossimo anno? Ne parliamo con le società

Prosegue l’inchiesta di Sportpiacenza su “I Giovanissimi e i risultati assurdi” mirata ad accendere i riflettori (e possibilmente a trovare una soluzione) su quei campionati in cui le gare terminano anche 24-0. Dopo l’opinione di Luigi Galli, responsabile dell’Academy del Fiorenzuola, di Cele Grassi, presidente dell’Aiac (l’associazione degli allenatori di calcio piacentini), dei presidenti di società Franco Pastorelli, massimo dirigente della Fulgor Fiorenzuola, e Michele Arzani, numero uno dell’Alseno calcio, e di alcuni addetti ai lavori e dopo aver segnalato quanto succede in Piemonte e Valle d'Aosta a cui ha fatto seguito l'intervento di Francesco Guareschi, responsabile del settore giovanile del Piacenza calcio, pubblichiamo l’intervista a Luigi Pelò, Delegato provinciale della Figc piacentina.

«Il problema esiste e ne siamo consapevoli. Qualcosa bisogna cambiare, sono d’accordo con i dirigenti, ma è anche vero che trovare una soluzione in grado di soddisfare tutti non è semplice». Luigi Pelò è nel calcio da decenni, ha vissuto lo sport da tutte le angolazioni fino ad arrivare al ruolo attuale di Delegato provinciale della Figc piacentina. «Mi conoscono tutti, il mio cellulare è sempre acceso e suona in continuazione» spiega. E anche nei pochi minuti in cui parla con Sportpiacenza il telefonino squilla; dall’altra parte ci sono dirigenti che chiedono consigli, segnalano problemi, suggeriscono modifiche. Il massimo esponente del calcio piacentino interviene sulla questione dei risultati assurdi nei Giovanissimi e lascia intendere che una soluzione va cercata tutti insieme. «Siamo disponibili a parlarne, come abbiamo sempre fatto quando si è presentato un problema. Però l’obiettivo deve essere quello di trovare una formula che vada bene se non a tutti almeno alla maggioranza».

In realtà una sorta di “soluzione ponte” già esisterebbe, ma almeno per quest’anno non è stata messa in pratica.

«La disparità di valori nei Giovanissimi esiste da tempo, anche se in alcune stagioni viene accentuata e in altre è ridotta. Nel 2015 avevo proposto di creare un girone in cui inserire le squadre B, e dunque per regolamento fuori classifica, e altre a cui non interessava qualificarsi per i regionali. Così dei tre raggruppamenti uno non metteva in palio i pass per il campionato emiliano romagnolo che dunque venivano riservati agli altri due. I numeri erano abbastanza buoni e le cifre dissero che poteva anche funzionare. Ma dopo quell’esperienza nessuno ha più accettato di essere inserito nel gruppo con le squadre B».

Così adesso i gironi vengono creati seguendo un criterio geografico. L’obiettivo è quello di evitare trasferte da una parte all’altra della provincia per rendere più semplice il compito delle società. «E’ lo stesso sistema utilizzato anche per Seconda e Terza categoria. Si cerca di evitare che Alseno vada a giocare a Castelsangiovanni; non sempre è possibile accontentare tutti, ma il criterio generale su cui ci basiamo è quello».

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