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Calcio giovanile

Scevi: «Sempre più complicato il ruolo dei tecnici del settore giovanile. Ma vedere la felicità dei bambini a fine partita è impagabile»

L'allenatore dei Pulcini della Libertaspes: «Ci chiedono di essere educatori e assistenti sociali, ma non è il nostro ruolo. Il compito educativo spetta alla famiglia»

E il calcio, come tante altre discipline, spesso è un veicolo formidabile per tagliare traguardi importanti. «Ho avuto squadre in cui a inizio stagione i ragazzi si picchiavano fra di loro in campo perché non c’era armonia, mentre alla fine dell’anno erano tutti insieme ai compleanni. Questo per un tecnico è un’enorme soddisfazione. Quanto è importante il risultato in questo percorso? Io penso che non sia fondamentale ma comunque conti. Capita spesso che la sconfitta porti a dei conflitti, si addossa la colpa al compagno, si critica il portiere perché ha preso gol o l’attaccante perché lo ha sbagliato. La vittoria invece fa sparire tutti i dissidi. Questo come discorso generale; non basta vincere per creare un bel gruppo, dietro c’è molto di più e un grande lavoro svolto a ogni allenamento».

Libertaspes Pulcini 2019-3Anche perché la squadra di calcio è, a modo suo, un piccolo spaccato della società che i ragazzi si troveranno ad affrontare quando cresceranno. «Lo sport insegna a stare insieme accettando le differenze, a unirsi per un traguardo comune. C’è chi è più bravo a difendere e chi invece è portato per fare gol, ma l’obiettivo è unico e tutti devono fare il possibile per raggiungerlo».

Una delle incognite maggiori, specialmente nelle categorie minori, è rappresentata dalla famiglia. «Per la mia esperienza esistono due tipi di genitori. Se riesci a instaurare un rapporto di collaborazione, a far capire la tua filosofia, allora sono molto importanti, ricoprono un ruolo fondamentale di sostegno al tecnico e al lavoro che svolgiamo durante la settimana. E in questa tipologia, devo dire la verità, rientra la maggiorparte degli adulti, perché se riusciamo a raggiungere risultati è merito loro, che fanno sacrifici per portarli agli allenamenti e alle partite di sabato o di domenica mattina».

Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. «Alcuni bambini oggi sono molto viziati, hanno sempre tutto quello che chiedono e non appena si trovano in un gruppo vanno in difficoltà perché capiscono di non poter ottenere ogni cosa. Qui entrano in gioco mamma e papà: se riescono a spiegare che in una squadra non può prevalere il singolo allora piano piano lo accompagnano in un percorso di crescita, se invece iniziano a dare la colpa all’allenatore, al compagno, al dirigente o all’avversario il ragazzino non riuscirà mai a integrarsi».

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