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Venerdì, 19 Aprile 2024
Atletica

Placentia Marathon - Quando la vedi te ne innamori

Sono in auto e il cellulare non è pronto: d’altronde non sono ancora le nove di domenica mattina, un minimo di giustificazione ce l’ho. Però le due fotografie della maratona mi passano sotto gli occhi mentre percorro una via XXIV Maggio quasi...

Sono in auto e il cellulare non è pronto: d’altronde non sono ancora le nove di domenica mattina, un minimo di giustificazione ce l’ho. Però le due fotografie della maratona mi passano sotto gli occhi mentre percorro una via XXIV Maggio quasi deserta, con le transenne a dividere la carreggiata dove fra meno di un’ora passeranno di corsa 3mila atleti. O meglio, per essere più precisi, qualche centinaio di atleti e a seguire una miriade di appassionati che per qualche settimana si trasformano in corridori. La preparazione sull’argine poi, la prima domenica di marzo, sveglia all’alba, calzoncini e maglietta nuovi e tutti pronti per la Placentia Marathon.

Le fotografie dicevamo: la strada deserta prende luce dalle decine di pettorine gialle indossate dai volontari. Ognuno con la maglietta della propria associazione, impossibile ricordarle tutte, e sopra la casacca fosforescente. Uno o due ogni cinquanta metri: un esercito che lavora nell’ombra e di cui pochi si ricorderanno, ma indispensabile e rumorosissimo. E’ grazie a loro se la settimana successiva alla gara gli organizzatori vengono inondati di e-mail in cui Piacenza è definita una delle gare meglio organizzate a livello italiano.

Nessuno vuole perdersela questa maratona. Così lungo via XXIV Maggio vedo quelli che per me resteranno i simboli della manifestazione. La prima è una mamma che deve controllare un incrocio. L’attende una mattinata difficile, con automobilisti che strombazzeranno perché perdono qualche minuto e lei dovrà tenerli calmi. Chissà chi glielo fa fare, potrebbe chiedersi qualcuno. Si è portata un rinforzo: il figlio avrà sette o otto anni, imbacuccato con sciarpa, guanti e cuffia perché l’influenza è ancora pronta ad attaccare e il freddo non aiuta. Si china, gli spiega cosa dovrà fare perché un aiuto in più può sempre essere utile e poi i due prendono posizione. Manca un’ora al primo passaggio, ma bisogna essere pronti per tempo.

Avanti un centinaio di metri ecco la seconda istantanea. Simile alla prima, ma questa volta il protagonista è un papà. Casacca gialla d’ordinanza, stesso ruolo all’incrocio, ma questa volta invece dell’aiuto si è portato uno spettatore. Il figlio è ancora nella carrozzina, che il genitore sistema sul marciapiede a pochi metri dalla sua postazione. Chissà se da grande ricorderà qualcosa della Placentia Marathon o se sarà il padre a rammentargli che anche lui è stato protagonista.

Ce ne sono a decine, a centinaia di persone così: anonime ma fondamentali. Perché quando si corre la maratona tutti vogliono esserci. Non importa diventare protagonisti, conta solo collaborare. Come il poliziotto che sul traguardo lava alla meglio con una bottiglietta quanto lasciato da un concorrente arrivato non proprio al top. O ancora quando sotto lo striscione passa un atleta di colore cadaverico che un centimetro dopo barcolla. Cadrebbe, se non fosse che nel giro di un istante attorno a sé ha almeno quattro persone. L’addetto al soccorso, che è lì per quello anche se nel frattempo aiuta pure i giudici e indica a chi è già arrivato la direzione giusta per uscire dalle transenne, a cui si aggiungono immediatamente poliziotti, responsabili e volontari. Non sarebbe il loro compito, ma non conta. L’importante è che tutto funzioni alla perfezione e per farlo ognuno è pronto a dare molto più di quanto richiesto.

Poi si può parlare di visibilità per il territorio, di ricadute sull’economia piacentina, di beneficenza. Tutte cose giustissime, ma questa maratona è grande per un altro motivo: quando la vedi ti innamori e non vuoi più lasciarla.

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